26/10/2017

Supera lo stupro ma l’aborto la segna a vita

La storia di Lesley McAskie – raccontata da LifeNews – è una testimonianza esemplare di quanto l’aborto sia in grado di aggiungere un’indicibile sofferenza alla vita delle donne che hanno subìto uno stupro.

A raccontarcelo è la stessa Lesley, ormai adulta ma che, quando rimase vittima dello stupro che la mise incinta, aveva soli 13 anni.

Affetto, comprensione e cure è quanto meriterebbe una donna che ha vissuto un trauma simile, se non per eliminare immediatamente una così grande sofferenza, almeno per cercare di alleviarne gradualmente gli effetti.

L’accompagnamento e la vicinanza che invece sono state riservate a Lesley dai suoi cari furono, però, di altra natura: i genitori infatti la portarono immediatamente in Inghilterra presso una clinica che praticava aborti perchè il loro paese natale protegge il diritto alla vita dei neonati.

La risposta dei genitori allo stupro della figlia contribuì così ad accrescerne notevolmente le sofferenze, tanto che la stessa oggi afferma: «Il mio aborto ha colpito la mia vita per 37 anni. Ho superato la violenza, ma non ho mai superato l’esperienza dell’aborto». Non le fu dato, da come afferma, alcun consiglio medico nè prima nè dopo aver abortito.

Fu condotta in clinica contro la sua volontà e lì sperimentò ciò che tante altre donne testimoniano di aver provato dopo aver abortito: si perde il controllo del proprio corpo, della propria più profonda intimità, un corpo estraneo entra nei propri organi sessuali, spesso molto dolorosamente... un’altra violenza, un altro crudele abuso, due vittime (non solo la vita del piccolo, anche quella della donna) e un enorme trauma.

E si tratta di un abuso anche per quelle donne che si presentano a queste cliniche tutte convinte e apparentemente consenzienti perchè ingannate da chi promuove questa pratica disumana. È a queste che Lesley rivolge un suo appello accorato dicendo: «Se una donna si trova incinta in seguito a uno stupro, ha davvero bisogno di ricevere cure. Ha bisogno di compassione, ha bisogno di consulenze, ha bisogno di un grande sostegno. Non ha bisogno di un altro atto di violenza nell’aborto».

Un sostegno reale, concreto, che faccia sentire amata la donna. Non una nuova violenza dove a pagare è la stessa vittima dello stupro insieme ad un innocente piccolo ed indifeso. «Non andare ad abortire perché è una soluzione rapida, non lo è! – dice Lesley alle donne – L’esperienza di quell’aborto rimarrà con voi per il resto della vostra vita».

In conclusione, se presentare i traumi che provoca l’aborto non è bastato ad aprirci gli occhi su quanto questa pratica disumana sia dannosa, possiamo leggere tante meravigliose testimonianze di donne che hanno scelto coraggiosamente di dire no all’aborto e, nonostante il trauma dello stupro, hanno potuto sperimentare le gioie della maternità anche giovanissime, salvando così la vita al proprio figlio ed a se stesse.

Luca Scalise


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