29/10/2021 di Luca Marcolivio

Smontiamo la Fake News sui «gay in pericolo». Il ddl Zan era inutile. Nessuna emergenza, le tutele già esistono

Ora che il disegno di legge Zan sull’omotransfobia è stato bocciato in Senato, si leva l’indignazione di politici ed influencer al grido di «l’Italia torna indietro», «l’Italia regredisce» e, soprattutto, «ora omosessuali e transessuali sono in pericolo, negati diritti civili».

Vere e proprie Fake News, costruite ad arte da chi è ideologicamente in malafede oppure riprese e ripubblicate da chi, ahinoi, non è bene informato. Innanzitutto, infatti, occorre chiarire senza mezzi termini due concetti ben precisi. Il primo: nessuna persona – omosessuale, eterosessuale, transessuale che sia – è ora in pericolo. Il secondo: il ddl Zan non era e non è mai stato un disegno di legge sui “diritti” (quelli, appunto, ci sono già), ma sulle pene da infliggere.

Torniamo quindi nello specifico delle fake news che hanno accompagnato la propaganda pro-Ddl Zan e che ora stanno tornando fuori come se l’Italia fosse tornata davvero indietro nel tempo. Si parla infatti di «necessità di tutele specifiche», di «emergenza sociale» e di «lacune nomative».

Ma non esiste niente di tutto ciò!

Per i sostenitori del ddl Zan una legge servirebbe appunto per l’esistenza di un’emergenza sociale determinata da numerose offese ai danni delle persone omosessuali o transessuali e per l’assenza di norme a tutela di queste persone, proprio per le offese (o le aggressioni) a loro rivolte a causa dell’orientamento sessuale. Tuttavia, queste ragioni sono smentite da dati statistici e normativi.

Non vi è infatti alcuna emergenza sociale. Gli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Interno attraverso l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) riportano un quadro ben diverso da quello rappresentato dai sostenitori del ddl Zan. Dal settembre 2010 al dicembre 2018, infatti (dunque nell’arco di ben otto anni) su 1515 segnalazioni relative a “Hate Crime”, cioè reati d’odio, solo il 13% (197) sono stati motivati dall’orientamento sessuale e solo l’1% (15) per l’identità di genere. Gli altri reati sono stati invece collegati a disabilità (8%, 118 segnalazioni); religione (19%, 286 segnalazioni) e soprattutto – questa sì che è una vera emergenza – per motivi etnici, con il 59%, quasi 900 segnalazioni.

Giustamente, però, c’è chi afferma che al di là dei dati anche solo un atto di violenza, aggressioni o discriminazione va perseguito e punito, per tutelare davvero chiunque. Ecco quindi che diventa doveroso smontare la seconda fake news, quella sulle lacune normative.

Il nostro ordinamento, infatti, tutela già la vita, l’onore e l’incolumità delle persone, senza operare alcuna distinzione circa la vittima del reato, nel rispetto del principio di eguaglianza. Questo è possibile grazie ai seguenti articoli dei Codice Penale.

L’articolo 575 stabilisce che «chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione» (inutile, forse, sottolineare che la parola “uomo” è intesa dal legislatore come qualsiasi persona). Idem l’articolo 581: «chiunque percuote taluno è punito con la reclusione».

Nella stessa direzione va l’articolo 595 che prevede che «chiunque comunicando con più persone offende l’altrui reputazione è punito con la reclusione», mentre l’articolo 61, comma 1, n.1 stabilisce che «l’avere agito per motivi abietti e futili» è una circostanza aggravante che può ovviamente applicarsi anche alle offese rivolte ad una persona per il suo orientamento sessuale.

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