Web e smartphone, purtroppo lo sappiamo fin troppo bene, sono tanto strumenti incredibilmente efficaci e funzionali quanto potenzialmente dannosi, soprattutto per i minori. Molti dei rischi sono ormai noti: dal calo dell’attenzione e dello studio all’isolamento sociale, passando per disturbi nelle relazioni e dei comportamenti fino al cyberbullismo e ai gravi pericoli che arrivano dai contenuti violenti, scabrosi e sessualmente espliciti.
La ricerca dell’Agcom
Ecco perché sono sempre di più i genitori che si premurano di tutelare i figli attraverso opportune regole e limitazioni riguardo all’utilizzo dei vari dispositivi digitali, soprattutto degli smartphone e dell’accesso ai social. È quanto emerge dalla recente indagine “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale” pubblicata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) dopo aver sottoposto un questionario a 7.053 persone. Da tale ricerca emerge che 13 genitori su cento vietano tassativamente ai figli minori di 16 anni l’uso del cellulare, l’accesso al web e l’iscrizione ai social network; mentre il 4,8% degli stessi lascia loro libertà assoluta. E ancora, l’11,9% dei genitori permette l’accesso a internet, social e app ai figli solo attraverso i dispositivi degli stessi adulti; il 22,8% lo consente per un tempo limitato della giornata, mentre il 19,6% solo in alcune fasce orarie. Ma non mancano i casi estremi, e non sono pochi, (ben il 20%) che confessano di stare con gli occhi sullo schermo durante i passi e stiamo parlando - ahinoi - tanto di bambini (dai 6 anni) quanto di giovani adulti (fino ai 34 anni).
I limiti e le regole dei genitori
Tra le regole più diffuse che i genitori preferiscono adottare nei confronti dei figli per limitarne l’abuso dei dispositivi digitali, «2 su 10 impongono limiti di tempo e fasce orarie» e attuano «un monitoraggio dell’uso e il blocco di specifici contenuti»; «il 10,6% dei genitori modifica le impostazioni privacy degli account dei figli; il 12,5% parla con loro dell’esperienza di navigazione online». Inoltre se «i genitori over 45 e laureati utilizzano strategie di monitoraggio e co-using», quelli «più giovani e meno istruiti prediligono le restrizioni» senza ulteriori controlli.
I rischi dell’iperdigitalizzazione
Oltre a iperdigitalizzazione e cyberbullismo, come detto, tra i rischi dell’abuso da smartphone vi sono l’esposizione costante di bambini e adolescenti a contenuti violenti e sessualmente espliciti, ma soprattutto l’incapacità di stare adeguatamente nella vita reale, il depotenziamento graduale dell’intelligenza cognitiva ed emotiva, insonnia e dipendenza. Per non parlare poi delle ricadute legate all’abuso di social: attraverso la fruizione e condivisione continua di stories, reels e video virali, si massimizza infatti l’economia dell’attenzione dei minori a spese del loro sviluppo cognitivo (in particolare l’incidenza sui disturbi d’attenzione), emotivo e socio-relazionale. Rispetto a tali rischi il mondo degli adulti cerca di correre ai ripari attraverso azioni concrete di contrasto per prevenirli sin dal loro esordio, ma sono azioni che potrebbero non bastare. Innanzitutto perché il solo 13% di genitori che vieta l’uso degli smartphone ai bambini è una percentuale che speriamo - e ci auguriamo - possa crescere proprio per la salute collettiva dei più piccoli; e poi perché limiti e regole possono, purtroppo, essere facilmente aggirati.
A chi chiedono aiuto i bambini
Di qui, secondo i dati pubblicati sempre dal rapporto Agcom, «più di 8 cittadini su 10 svolgono una qualche azione di contrasto quando si imbattono in attività /contenuti che rappresentano fattori di rischio, e in particolare più della metà evita di accedere a quel canale o testata o sito o piattaforma dopo essersi imbattuto in contenuti o attività fattori di rischio». Eppure soltanto 1 su 3 degli stessi si premura di «verifica la fonte del contenuto o della notizia potenzialmente rischiosa» e, in maniera direttamente proporzionale al titolo di studio, «cresce la frequenza di segnalazioni e verifiche, laddove invece «la metà della popolazione (44,1%) non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole dei mezzi di comunicazione» né per se stessi né per tutelare i propri figli. Infine, per quanto riguarda bambini e ragazzi, essi ripongono maggiore «fiducia nella scuola, più di altri soggetti». Infatti 1 su 3 si rivolge agli insegnanti, mentre «una percentuale considerevole di minorenni si rivolge alla famiglia (più della metà) e, nel caso dei grandi minori, ad amici e compagni di scuola (30%)». Insomma limitare e vigilare sull’utilizzo di smartphone e social da parte dei genitori resta senza dubbio la contromisura più efficace per favorire un migliore sviluppo psicofisico di bambini e adolescenti, ma è assolutamente necessario e fondamentale accompagnare queste regole con un’attenzione massima e una conoscenza - da parte degli adulti - specifica e il più possibile accurata proprio degli stessi dispositivi che si usano e dei rischi che portano con sé.