28/10/2016

Sì alla famiglia e NO al referendum: eccovi le ragioni (3)

“Dalla decostruzione della famiglia alla disintegrazione dei corpi intermedi della società” è il titolo di una pubblicazione dell’Associazione Generazione Famiglia, a cura dell’avvocato Simone Pillon, che ci ha gentilemente concesso di condividere con i Lettori di ProVita “le ragioni per il NO al referendum costituzionale”.

Anche a questa terza parte dobbiamo premettere una raccomandazione: per questo tipo di referendum la Costituzione non prevede alcun  quorum. E’ quindi indispensabile andare a votare. Se per ipotesi assurda si recassero alle urne solo 4 persone, sarebbero quelle 4 a decidere – a maggioranza – se la riforma Renzi passa  (votando SI’), o non passa (votando NO).

Qui i link alle parti precedenti: prima, seconda.

Negli articoli  da 10 a 16 e da 25 a 26 della riforma Renzi-Boschi:

Il Senato sarà titolare di funzione legislativa concorrente solo in alcune materie tra cui le leggi costituzionali, le leggi elettorali, le leggi di attuazione delle politiche locali ed Europee.

Il Senato tuttavia potrà esaminare tutti i disegni di legge approvati dalla Camera ove ne faccia richiesta 1/3 dei componenti (33 senatori) e può chiedere alla Camera di introdurre modifiche. Il Senato potrà anche proporre un disegno di legge alla Camera. La Corte Costituzionale sarà chiamata al parere preventivo di legittimità su tutte le leggi elettorali.

Ci saranno ulteriori termini alquanto complessi per la discussione e l’approvazione di leggi di attuazione dell’art. 117 della Costituzione.

In compenso il Governo potrà imporre alla Camera la trattazione prioritaria di quei disegni di legge che siano definiti dal Governo come “essenziale per l’attuazione del programma”. Tali disegni di legge governativi avranno automatica priorità su tutto il calendario parlamentare e dovranno esser decisi entro 70 giorni.

In poche parole il Governo potrà determinare in via assoluta e di imperio il calendario dei lavori del Parlamento e condizionarne i lavori e le decisioni. Sarà più stringente ed efficace la decretazione d’urgenza, strumento ampiamente usato (ed abusato) da parte dei governi (di tutti i colori politici) e capace di imporre atti aventi forza di legge senza avere il preventivo assenso del Parlamento.

Le proposte di legge di iniziativa popolare dovranno esser presentate da 150 mila elettori (oggi ne bastavano 50 mila). I referendum abrogativi per non soggiacere più al quorum dovranno esse presentati da almeno 800 mila elettori (oggi nel bastavano 500 mila).
Tutto ciò ha l’evidente volontà di scoraggiare l’attività politica da parte dei corpi intermedi della società.

Dicono che così si semplificherebbe la funzione legislativa e si renderebbe più incisiva l’azione del governo

Ragioni del NO:

La funzione legislativa è resa ancor più complessa e ciò darà luogo a molteplici conflitti di attribuzioni tra organi dello Stato.

Il Governo potrà di fatto controllare in maniera inaccettabile i meccanismi parlamentari, espropriando la funzione legislativa e condizionando definitivamente il lavoro delle Camere

Vengono soppressi o resi inefficaci i pochi istituti di democrazia diretta (referendum, leggi popolari) e di partecipazione dei corpi intermedi alla funzione legislativa

Garantire l’elezione del Capo dello Stato su una base ampia per dare alla sua funzione la più grande rappresentatività

Negli articoli  da 21 a 24 della riforma Renzi-Boschi:

Il Presidente della Repubblica non sarà più eletto dai parlamentari e dai delegati regionali, norma che garantiva una grande partecipazione alla scelta del Capo dello Stato. Si ridurranno gli elettori ai soli deputati e senatori. Anche il quorum sarà significativamente abbassato, passando dall’attuale “maggioranza assoluta” ai 3/5 dei votanti.

Oggi il Presidente viene eletto da circa 1005 grandi elettori, e per la sua elezione al terzo scrutinio servono almeno 503 voti.

Dopo la riforma gli elettori saranno 730 e – considerando il numero legale pari alla metà più uno degli aventi diritto – per la sua elezione basteranno 220 voti: poco più di 200 persone potranno scegliere il Capo dello Stato, concentrando in modo ancor più saldo il potere istituzionale nelle mani di pochissimi.

Tratto alla pubblicazione sul NO al referendum a cura dell’avv. Simone Pillon

Qui i link alle parti successive:  quarta, quinta, sesta.


#STOPuteroinaffitto: firma e fai firmare  qui la petizione contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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