04/11/2023 di Francesca Romana Poleggi

Sfatiamo un mito: gli aborti in Italia non sono in diminuzione

Il 31 ottobre scorso abbiamo inviato ad Avvenire questa lettera. Non avendo avuto alcun cenno di risposta, la riportiamo qui a beneficio dei nostri Lettori (e per amore della verità)

«Spett. Direttore,

Egr. Dott. Ognibene,

purtroppo, in Italia, siamo tutti vittime della propaganda abortista e dei suoi falsi miti.

Uno di questi è che la legalizzazione del '78 (la legge 194) abbia fatto diminuire il numero di aborti (come riportato su Avvenire il 19 ottobre scorso). 

Abbiamo dati certi che possono facilmente - purtroppo - smentire questo assunto. 

Ma alla radice c'è un'altra enorme fake news, avvalorata da una parte della scienza sottomessa all'ideologia, cioè la narrazione che le pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo siano "contraccettivi" di emergenza. In realtà, il dato duro della relatà oggettiva, è che, se "il giorno prima" c'è stato un rapporto sessuale fecondo, Norlevo e ellaOne hanno effetto antinidatorio e quindi causano un aborto (per una documentatissima spiegazione scientifica della questione si veda Il dialogo nascosto di G. Noia)

Fatta questa premessa veniamo ai numeri dati dall'ultima Relazione sulla 194: 616.358 confezioni di pillole post-coitali vendute nel 2021. È ragionevole calcolare un tasso di fecondità dei rapporti sessuali del 20%. In base a questo potremmo calcolare circa 154.000 criptoaborti sfuggiti al conteggio della Relazione

Per eccesso di prudenza, dividiamo a metà questo numero: avremo circa 77.000 bambini allo stato embrionale morti da aggiungere ai 63.653 contati dalla Relazione (vittime dell'aborto chimico con Ru486 e dell'aborto chirurgico). 

Quindi, il numero degli aborti nel 2021 è di più di 140.000. 

Con gli stessi criteri, l'anno precedente ne potevamo contare 134.000.

Ergo, purtroppo, il numero di bambini che vengono soppressi ogni anno dall'aborto legale è in crescita. E non contiamo le vittime della spirale e della pillola estroprogestinica, né gli aborti clandestini che tuttora ci sono.  

Vi sarei profondamente grata se poteste pubblicare questa lettera».

Anche Benedetto Rocchi, Presidente dell'Osservatorio Permanente sull'Aborto, aveva provato a contattare Avvenire per illustrare, in modo ancor più dettagliato, i motivi per cui il numero degli aborti non è in diminuzione». 

Riporiamo qui anche il suo scritto che è stato pubblicato dalla Nuova Bussola Quotidiana:

 «L’Osservatorio Permanente sull’Aborto (osservatorioaborto.it), nel suo secondo Rapporto, ha analizzato i dati fino al 2020. La tendenza del 2021 non è infatti una novità, considerato che gli aborti ufficiali diminuiscono in Italia ormai da molti anni. Tale diminuzione è innanzitutto conseguenza della diminuzione della popolazione femminile in età fertile. L’altro fattore che spiega il calo degli aborti “ufficiali” (rimane infatti un importante numero di aborti clandestini, che sempre più si stanno trasformando in aborti “fai da te” mediante farmaci) è la diffusione di tutte le forme di contraccezione, molte delle quali hanno anche un effetto abortivo. Sicuramente possono averlo le pillole “del giorno dopo” e “dei cinque giorni dopo”, la cosiddetta contraccezione di emergenza, come ha recentemente mostrato, letteratura scientifica alla mano, il professor Giuseppe Noia in un suo contributo che si può liberamente scaricare dal sito dell’Osservatorio. La crescita esponenziale della vendita di confezioni di Norlevo e di EllaOne (in totale, oltre 600.000 confezioni nel 2021) – oggetto di una vasta liberalizzazione che nel caso di EllaOne ha eliminato l’obbligo di ricetta medica anche per le minorenni – spiega ampiamente il calo degli aborti ufficiali (dati dalla somma di quelli chirurgici e mediante pillola abortiva) con l’aumento di precocissimi aborti farmacologici, anche ipotizzando un tasso di abortività di queste pillole estremamente prudenziale.

In Italia l’aborto è sì una “extrema ratio” ma non nel senso di cui parla Ognibene. Anche in Italia, purtroppo, è diventato “un contraccettivo come un altro”: quando tutte le altre forme di contraccezione, più o meno abortive, hanno fallito si ricorre all’aborto legale, contro la stessa lettera della Legge 194 (articolo 1). È quanto onestamente ammette l’Istituto Superiore di Sanità nel suo sito web, usando la stessa espressione latina (sia pure italianizzandone l’aggettivo): «… nella maggioranza dei casi una estrema ratio, in seguito al fallimento dei metodi impiegati per evitare la gravidanza». E il progressivo spostamento dell’aborto legale dalle procedure chirurgiche a quelle chimiche (con le loro maggiori complicazioni), dalla sala operatoria al domicilio privato della donna, sfuma ulteriormente il confine tra contraccezione e aborto.

Tanti sono i motivi di questa progressiva banalizzazione, di questa privatizzazione dell’aborto, ma certo la causa prima è la Legge 194. Che oltre ad aumentare il numero totale di aborti volontari in Italia (clandestini più legali), ha educato e ancora oggi educa il senso comune al diritto degli adulti di disporre come si vuole di qualsiasi gravidanza che si teme o si conosce già iniziata, ad ogni costo. L’Italia è tristemente in linea con i Paesi europei citati da Ognibene e il suo malinconico trend demografico è lì a dimostrarlo. Se proprio si volessero cercare eccezioni nel panorama europeo si dovrebbe guardare a Paesi come Polonia e Ungheria, dove le politiche hanno cominciato, sia pure timidamente, a scoraggiare l’aborto legale e a sostenere la natalità. Ottenendo risultati in controtendenza su entrambi i fronti.

Che in una minoranza di italiani sia ancora presente una “cultura della vita” è fortunatamente vero. Questo purtroppo non spiega, se non marginalmente, il calo degli aborti registrati dalle statistiche ma rappresenta un elemento di speranza: la battaglia per riconoscere il diritto alla vita dei bambini è ancora in corso. A Modena, per la prima volta in Italia, si stanno svolgendo i “40 Giorni per la Vita”. In tutto il Paese si stanno raccogliendo le firme per presentare in Parlamento la proposta di legge “Un cuore che batte”, con l’obiettivo di mettere nuovamente al centro del dibattito sull’aborto il bambino. E il lavoro silenzioso dei volontari dei centri di aiuto alla vita (Cav) continua a salvare bambini. Anche senza cascare nella trappola delle illusioni statistiche, si può comunque sperare in una vera inversione di tendenza. Purché non ci illudiamo di ottenerla senza combattere fino alla sua completa abrogazione la Legge 194, una legge che Giorgio La Pira definì, con ponderata precisione, «integralmente iniqua».

 

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