21/12/2019

RU486: l'aborto farmacologico fa più male alle donne

I Radicali, non solo in Italia, vorrebbero una maggior diffusione della pillola abortiva RU486 a discapito della salute delle donne (oltre che, ovviamente, della vita dei bambini che portano in grembo).

Una ricerca pubblicata recentemente sul Journal of American Physicians and Surgeons  indica che gli aborti indotti da farmaci hanno un tasso di complicanze quattro volte superiore rispetto agli aborti chirurgici.

Attualmente, le norme di sicurezza, anche in America, richiedono che sia un medico a prescrivere  i farmaci, in un ambiente protetto, quando la gravidanza è nelle prime 6 - 7 settimane al massimo (potete vedere nella foto il bambino com'è). L'industria dell'aborto, invece, tende a ignorare sistematicamente questa cautela: si abortisce in “teleconferenza”, via  webcam perché è più economico: ma le donne possono non aver mai visto un medico di persona prima di assumere i farmaci.

I Radicali vorrebbero che mifepistrone e prostaglandina fossero liberamente dispensate dagli operatori dei consultori. Le (pseudo) femministe di "Women on the Web" insegnano su internet a ogni ragazzina l'aborto-fai-da-te con medicinali surrogati contenenti gli stessi principi attivi (ma non erano quelle che lottavano contro l'aborto clandestino???).

Intanto, lo studio summenzionato riporta che la FDA (ente governativo Usa) riferisce che dal 2000 al 2018 almeno 24 donne sono morte,  97 hanno avuto gravidanze ectopiche, 1.042 sono state ricoverate, 599 hanno avuto trasfusioni di sangue e 412 infezioni (di cui 69 gravi), per un totale di 4.195 eventi avversi  segnalati. Poi c'è un numero imprecisato e imprecisabile di quelli segnalati sotto altra voce (per es. come aborto spontaneo) e quelli non segnalati affatto.

Eppure, gli abortisti, che si spacciano per paladini della salute delle donne, con la loro azione di lobbying stanno ottenendo  in diversi Stati federati americani l'aborto per corrispondenza, eseguito non da medici, con pillole fornite in tutti i campus universitari pubblici.

La deregolamentazione dei farmaci abortivi, inoltre, rende le donne  più vulnerabili rispetto agli abusi (sono stati denunciati diversi casi di aborti forzati da parte di uomini che non volevano  il bambino).

Il bello è che chi promuove la RU486 si spaccia per  femminista e mette avanti come al solito la tutela dell' "autodeterminazione"...

Francesca Romana Poleggi

 

 

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