07/12/2022 di Giuliano Guzzo

Roma. La priorità di Gualtieri? Un podcast Lgbt

La gestione dei rifiuti? L’invasione dei cinghiali? Il traffico? Le tariffe? Tutte cose evidentemente marginali secondo il Campidoglio, che ha deciso di concentrarsi su tutt’altro, facendosi megafono istituzionale delle rivendicazioni arcobaleno. Prova ne è il recente varo, sul portale appunto di Roma Capitale, della sezione dedicata “Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt+”, un contenitore per raccontare i progetti, le azioni, il lavoro svolto dall’Amministrazione comunale nel campo dei cosiddetti nuovi diritti.

Tale progetto è il frutto della collaborazione tra l’Ufficio Radio della direzione Comunicazione istituzionale del Gabinetto del sindaco e l’U.o. Diritti Lgbt+ del Dipartimento Pari Opportunità di Roma Capitale. Formalmente, si tratta di un’iniziativa messa in pista «per superare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere», secondo la nota formula impiegata per veicolare contenuti che però poi hanno un sapore ben diverso: quello sinistro della propaganda, se non dell’indottrinamento. Per rendersene conto, si può ascoltare direttamente il podcast in questione del quale, attualmente, sono disponibili cinque puntate.

Le prime due sono di presentazione dell’iniziativa, dell’Ufficio Lgbt+ istituito dal Campidoglio e della collaborazione tra questo e la Rete Ra.a.dy. Già più interessante – e preoccupante, viene da aggiungere – è la terza puntata, centrata sulla Scuola di formazione capitolina per dipendenti comunali. Ospite della puntata è Marilena Grassadonia, attivista e delegata del sindaco, Roberto Gualtieri, per i temi arcobaleno, la quale racconta che l’iniziativa nasce dalla necessità di far sì che «ai dipendenti e alle dipendenti» si possa «far conoscere di più il mondo Lgbt+», espressione – ha aggiunto – di «una comunità che sappiamo essere discriminata».

Nella puntata si spiega come l’adesione a questa Scuola di formazione non è stata imposta (!), anche – ammette Grassadonia - «abbiamo fatto una chiamata a tutti gli uffici». Dunque nessuno è obbligato a partecipare a tali corsi, ma tutti sono stati non semplicemente invitati ma, a quanto viene detto, direttamente chiamati. Già questo risulta interessante, dal momento che forse per non tutte le iniziative rivolte ai dipendenti si assiste ad una simile mobilitazione. Risultato: «549 adesioni spontanee» che, ha spiegato la delegata del sindaco, «vengono da differenti figure professionali, dalla polizia municipale a chi lavora presso gli sportelli anagrafici, da assistenti sociali a chi lavora in altri uffici capitolini».

Il contenuto del corso, prosegue il podcast, sarà a base di illustrazione del linguaggio di genere, della decostruzione degli stereotipi e così via. Insomma, non ci si farà mancare nulla. Tornando a “Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt”+, si può inoltre aggiungere come la quarta e la quinta puntata sono invece incentrate da un lato su Gay Help Line, il contact center cittadino contro l’omofobia e la transfobia e, dall’altro, sulla mappatura dei servizi cittadini attualmente presenti nella Capitale. Morale: si scrive podcast, ma si legge «corso accelerato del magico mondo arcobaleno».

Ironie a parte, è evidente, alla luce di quanto sin qui detto, come una simile iniziativa abbia un tenore del tutto parziale, nella misura in cui dà carta bianca, a livello istituzionale, all’attivismo Lgbt. E se un dipendente partecipasse a questo corso, di cui parla la terza puntata del podcast, ed esprimesse il suo dissenso su quanto viene detto? Cosa accadrebbe: verrebbe ascoltato o sanzionato, tenuto in considerazione o bollato come intollerante? Il modo unilaterale con cui la questione delle rivendicazioni arcobaleno non lascia, diciamolo, troppo ben sperare.

Infine, al di là di questo, c’è un dato politico che non si può davvero non considerare, e cioè il ruolo che sta avendo il sindaco Roberto Gualtieri. Sì, perché da un lato dà carta bianca all’attivismo Lgbt su frontiere delicatissime – quali, indiscutibilmente, son quelle della formazione del personale -, ma, dall’altro, non sembra molto attivo neppure in altri contesti. Prova ne è il fatto che i romani pare non stiano affatto osservando miglioramenti nella gestione della quotidianità della città eterna; tanto che perfino sulle colonne della stampa progressista c’è chi inizia a chiedersi che fine abbia fatto il primo cittadino.

Eppure, in questa amministrazione fantasma, il tempo e il modo per decidere di avviare uno spazio podcast pro Lgbt si sono trovati. Peraltro urge sottolineare come un conto sarebbe un podcast che si occupasse, in generale, di sessualità e di discriminazioni, un altro ben diverso è ciò che si è scelto di fare, prevedendo – come si diceva poc’anzi – un corso in salsa gender per sponsorizzare il quale si è «fatto una chiamata a tutti gli uffici». Ma le adesioni restano «spontanee»; almeno per il momento, s’intende. Perché del doman, di questo passo, non v’è certezza.

 

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