08/01/2017

Pornografia: crescono i “drogati” di sesso

La pornografia è una piaga sociale. Sì, perché il sesso, come la droga, crea dipendenza.

Ad affermarlo è un autorevole studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Plos One, svolto da ricercatori dell’Università britannica di Cambridge diretti dalla neuropsichiatra Valerie Voon.

La ricerca ha evidenziato come la pornografia inneschi nelle persone con comportamento sessuale compulsivo un’attività cerebrale analoga a quella provocata dalle droghe nel cervello dei tossicodipendenti. Gli studiosi inglesi hanno osservato come ben uno su 25 adulti risulta affetto da un comportamento sessuale compulsivo, descritto come un’ossessione verso pensieri sessuali, sentimenti o comportamenti che non sono in grado di controllare.

L’analisi ha preso in esame due gruppi di volontari costituiti da 19 uomini ciascuno: il primo formato da persone considerate come “dipendenti sessuali”; il secondo, al contrario, da persone “sessualmente normali”. Presentando la sua ricerca la dott.ssa Valerie Voon ha chiarito che: «I pazienti al centro del nostro studio sono tutte persone che hanno avuto notevoli difficoltà nel controllare il loro comportamento sessuale [...]. Sotto molti aspetti, essi mostrano diverse analogie nei loro comportamenti con i pazienti tossicodipendenti. Volevamo vedere se queste somiglianze si riflettevano anche nell’attività cerebrale».

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I ricercatori hanno condotto la loro analisi utilizzando la risonanza magnetica per monitorare l’attività celebrale dei due differenti gruppi durante la visione di brevi video sia a contenuto sessuale esplicito che a contenuto sessuale neutro. La scoperta sorprendente è stata rilevare come le regioni del cervello umano coinvolte nei meccanismi di impulso sessuale, lo striato ventrale, la corteccia cingolata anteriore e l’amigdala, siano le stesse aree che si attivano negli impulsi nei confronti della droga dei tossicodipendenti. I risultati raggiunti hanno, dunque, portato la Voon ad affermare: «Ci sono chiare differenze nell’attività cerebrale tra i pazienti che hanno un comportamento ses- suale compulsivo e volontari sani. Queste differenze rispecchiano quelle dei tossicodipendenti».

Un altro dato interessante, emerso dalla ricerca, riguarda la correlazione tra attività cerebrale ed età. Lo studio ha, infatti, riscontrato che più giovane è la persona, maggiore è il livello di attività nello striato ventrale in risposta alla pornografia. Precisando, inoltre, che tale nesso è più forte nei “dipendenti sessuali”. Le regioni di controllo frontale del cervello, in sostanza, i “freni” alla istintività, sono caratterizzate da uno sviluppo progressivo fino ai 25 anni di età e tale squilibrio può essere la causa di una maggiore impulsività nei più giovani. Tale dato attesta e conferma la forte volubilità e i rischi maggiori a cui sono sottoposti gli adolescenti bombardati da ogni parte da sollecitazioni e messaggi sessuali.

Lo studio inglese, sulla base di dati scientifici, svela dunque i pericoli insiti in un comportamento sessuale sregolato. Al di là delle indiscutibili colpe dell’industria por- nografica che, perseguendo cinicamente logiche commerciali, offre i suoi osceni contenuti in risposta ad una crescente domanda sociale, le prime e maggiori responsabilità sono da ricercare nelle cause di tale domanda, ossia nel corrotto clima culturale contemporaneo caratterizzato dalla liberalizzazione e normalizzazione di qualsivoglia istinto o desiderio sessuale.

Rodolfo de Mattei

Fonte: Notizie ProVitaottobre 2014, p. 9.

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