17/10/2015

Planned Parenthood – Il mercato dei bimbi abortiti non serve ai malati

Per giustificare il macabro commercio di organi e di feti che è stato dimostrato dal giornalismo investigativo del CMP (potete vedere i video denuncia qui), la Planned Parenthood ha tentato di giustificarsi con la scusa che “è per il bene del progresso scientifico”, “è per salvare molte vite, per curare bambini malati...”

Lifenews.com, spiega che non è vero, riportando le conclusioni di due scienziati: Bill Cassidy, medico, senatore degli Stati Uniti per la Louisiana, e David Prentice, vice presidente e direttore della ricerca dell’ Istituto Charotte Lozier e professore di genetica medica e molecolare.

I cadaverini venduti dovrebbero servire, secondo la Planned Parenthood, in tre campi della scienza, per il progresso: il trapianto per curare le malattie e lesioni, lo sviluppo di vaccini, e la ricerca di base della biologia.

I fatti dimostrano, invece, che la ricerca non ha nessuna necessità di organi e tessuto fetale, né è riscontrato alcun successo terapeutico, quando ci si serve in questi campi di organi o tessuti di bambini abortiti.

Trapianti

I primi trapianti di tessuti fetali si registrano negli anni ’20 nel Regno Unito e in Italia: da allora in poi, fallimenti su tutta la linea. Negli Stati Uniti, i primi tentativi documentati sono avvenuti negli anni ’30, per trattare il diabete: anch’essi hanno fallito.

I fallimenti sono continuati nei decenni successivi: nel 1991 circa 1.500 persone hanno ricevuto trapianti di tessuti fetali nel pancreas nel tentativo di trattare il diabete, soprattutto nell’ex Unione Sovietica e nella Repubblica Popolare Cinese. Una qualche risposta c’è stata in meno del 2 per cento dei pazienti trattati. Oggi, non ci si prova neanche più: il diabete si tiene sotto controllo molto più efficacemente con insulina e farmaci. Qualche successo più concreto l’hanno dato i trapianti con cellule staminali adulte.

microscopio_Planned-Parenthood_ricercaTra il 1960 e il 1990, sono stati fatti numerosi tentativi di trapianto di fegato fetale e timo: i risultati clinici e il tasso di sopravvivenza dei pazienti sono stati davvero molto deludenti. Le anemie e le immunodeficienze, oggi, vengono trattate regolarmente con le cellule staminali adulte, comprese le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale, in alcuni casi anche quando il paziente è ancora nel grembo materno: le cellule fetali non danno risultati.

Tra il 1988 e il 1994, circa 140 pazienti con il morbo di Parkinson hanno ricevuto trapianti di tessuto fetale: quando sembrava che qualche piccolo successo cominciava a manifestarsi, si sono accorti che ai pazienti si formava tessuto non cerebrale nel cervello (per esempio, vi si formavano capelli o cartilagini!). Due grandi studi pubblicati in America, nel 2001 e nel 2003 hanno documentato risultati tragici: pazienti che si contorcevano, con movimenti incontrollabili, “un vero e proprio incubo”. Gli stessi risultati disastrosi si sono ottenuti con i trapianti di cellule staminali embrionali. Viceversa, sono risultati molto più efficaci le staminali adulte.

Vaccini

Per quanto riguarda i vaccini, è vero che negli anni ’40 e ’50 si usavano colture di tessuto fetale, perché era l’unico tessuto umano che gli scienziati sapevano far crescere in laboratorio, a quei tempi. Ma ora la maggior parte dei produttori di vaccino, sia quello contro la poliomielite che altri vaccini, utilizzano altri tipi di cellule: quasi più nessuno usa cellule fetali.

Inoltre, poiché queste cellule sono tenute vive e riprodotte in laboratorio in modo facile e in quantità abbondante, le altre autorità mediche sono concordi nell’asserire che non serve nuovo tessuto fetale: quello che c’è a disposizione, si moltiplica all’infinito e basterà per sempre. A dimostrazione di quanto detto si può portare per esempio il nuovo vaccino – rVSV-ZEBOV – contro il virus Ebola (la cui efficacia è stata pubblicata il 31 luglio 2015 sulla rivista Lancet) è stato sviluppato con successo senza l’uso di tessuto fetale o linee cellulari fetali.

La biologia e la ricerca

Si fa presto a proclamare a gran voce che il tessuto fetale è necessario in biologia per studiare le malattia o per il progresso della ricerca. Tutti sono bravi a “dire”, ma nessuno di quelli che parla cita risultati specifici, concreti, oggettivi, documentati. Solo chiacchiere.

Costoro ignorano (fanno finta di ignorare) che le staminali pluripotenti indotte (iPS), cioè quelle adulte, prelevate – per esempio da cordone ombelicale o altri organi SENZA SACRIFICARE embrioni – forniscono una fonte illimitata di cellule per la ricerca e – ripetiamo – possono essere prodotte dal tessuto umano (vivo) senza danno al donatore.

A una cosa, oggettiva e documentata, sappiamo che sono servite le cellule fetali commerciate da Planned Parenthood: a essere trapiantate nei topi, per fare i ratti molto intelligenti.

Redazione

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