09/03/2022 di Luca Marcolivio

Pillon: «La mia interrogazione parlamentare sulle affissioni rimosse. È lecito difendere la Vita in Italia?»

In difesa della campagna di Pro Vita & Famiglia in occasione della Giornata Internazionale della Donna è sceso in campo il senatore Simone Pillon. Il parlamentare leghista ha depositato oggi un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in cui ricostruisce i vari passaggi della vicenda, con particolare riferimento agli assalti di alcuni collettivi femministi contro la sede di Pro Vita & Famiglia e alla reazione dell’assessore alle Pari Opportunità di Roma Capitale Monica Lucarelli che, con il Campidoglio, ha disposto la rimozione dei manifesti, per via del loro messaggio «offensivo della libertà della donna all’interruzione volontaria di gravidanza oltre che lesivo della loro dignità».

Nella sua interrogazione, il senatore Pillon ricorda innanzitutto che la campagna di Pro Vita & Famiglia «si riferisce al problema degli aborti selettivi che in paesi quali, ad esempio, l’India e la Cina sono causa di soppressione di milioni di vite nel grembo materno per il fatto stesso di essere femmine». Pertanto, il parlamentare leghista sottolinea «la gravità degli attacchi subiti da Pro Vita, nonché della posizione tenuta dall’Amministrazione, che non solo non li ha condannati, ma ha assunto un atteggiamento ideologico di censura, che corre, anzi, il rischio di fomentarli».

Infine, Pillon chiede al ministro Lamorgese di riferire se è «a conoscenza dei gravi atti vandalici di cui in premessa e quali misure intenda adottare per prevenire, prima ancora che reprimere, questi comportamenti criminosi, particolarmente odiosi perché volti a intimidire e, pertanto, a impedire il diritto alla libera manifestazione del pensiero».

Raggiunto telefonicamente Pillon aggiunge: «Credo si tratti di un episodio aberrante perché ci mostra come a sinistra la strategia sia sempre quella, cioè quella di giocare su tutti i tavoli. Giocano, innanzitutto, sul piano istituzionale, andando a bloccare iniziative lecite e legittime. Sul piano sociale, agiscono le frange estreme che vanno ad attaccare chi non la pensa come loro, con il lancio di uova, vernice, con scritte offensive e via dicendo. Poi, anziché riconoscere che si è verificata una violazione evidente della libertà di espressione, “se la cantano e se la suonano” tra di loro, con comunicati di solidarietà per due – dicesi due! – commenti negativi su Facebook. Quindi, credo che si tratti di una strategia collaudata ma che dobbiamo cominciare a denunciare. Credo si possa pensarla in tutti i modi ma dev’essere sempre lecito e legittimo poter manifestare il proprio pensiero. Così come gli abortisti hanno tutto il diritto a scendere in piazza, anche chi sostiene la vita deve essere libero di andare piazza, di usare tutti gli strumenti che la democrazia permette e anche di fare un manifesto».

Il manifesto, quindi, non è offensivo, come sostengono al Comune di Roma?

«Non solo non è minimamente provocatorio, né abusivo, ma addirittura inneggia alla vita delle donne. Non ci dimentichiamo che purtroppo l’aborto, soprattutto in alcuni Paesi come Cina e India, è uno strumento per la selezione eugenetica, per cui le bambine vengono abortite in grandissimo numero, per colpa di una sottocultura che preferisce avere figli maschi piuttosto che figlie femmine. Quella di Pro Vita & Famiglia, quindi, è una campagna sacrosanta e trovo vergognoso che le autorità del Comune di Roma abbiano deciso di stopparla in quel modo».

Qual è l’obiettivo della sua interrogazione parlamentare?

«L’interrogazione parlamentare è per chiedere al Ministro dell’Interno se in Italia sia ancora lecito e legittimo sostenere una posizione pro-life o se questa posizione debba essere messa fuori legge».

Nessuna violazione, dunque, del regolamento di Roma Capitale?

«Il regolamento del Comune, in questo caso, semplicemente non trova attuazione per il semplice fatto che il manifesto di Pro Vita & Famiglia non veicola nessun messaggio sessista, né violento, anzi, inneggia alla vita. A parte che il regolamento in sé è contrario alla legge, perché va a ledere la libertà d’espressione, comunque, indipendentemente dalla conformità o meno del regolamento alla norma superiore, in questo caso non c’era assolutamente nulla da eccepire».

Il Comune ha disposto la rimozione dei manifesti, che sono stati infatti già rimossi...

«Massimo appoggio a Pro Vita & Famiglia da parte mia. Si tratta di una battaglia sacrosanta e hanno tutto il diritto di continuare ad esprimere la loro posizione».

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.