26/02/2021 di Manuela Antonacci

Perché serve una coscienza pro life contro gli aborti usati per i vaccini

Una nuova coscienza pro life sta pian piano nascendo, in risposta all’impiego dei tessuti fetali nei vaccini, anche alla luce delle nuove, recenti e importanti rivelazioni, riguardo il “materiale” impiegato per alcuni tipi di vaccini e mediciali.

Ad esempio, ultimamente è emerso, anche grazie alle rivelazioni di diversi ricercatori, che Moderna, la società che è balzata recentemente agli onori delle cronache per aver sviluppato il vaccino mRNA-1273 finalizzato a combattere il coronavirus, utilizza cellule fetali abortite.

Davvero una drammatica contraddizione in termini, quella che consiste nello sviluppare rimedi efficaci per preservare la vita umana, cooperando, però con l’industria dell’aborto.

Per questo, ultimamente, comincia a levarsi un grido sempre più alto in merito a tutto ciò. Ci si chiede, infatti, come si possa in buona coscienza, fare ricorso a rimedi simili che prevedono il sacrificio di innumerevoli vite umane. Una serie di azioni moralmente riprovevoli vengono compiute per arrivare alla produzione di medicinali contaminati dall’aborto.

Innanzitutto l’omicidio del nascituro. E’ il primo dato che si tende a sottacere, dando per scontato che ci siano alcune vite che abbiano più dignità delle altre, solo perché si trovano ad un diverso stadio evolutivo. Ma poi, non dimentichiamolo, c’è anche l’estrazione delle cellule: una forma terribile di manipolazione della vita umana che viene riciclata e persino commercializzata, anche per la fabbricazione di medicinali e di vaccini.

Per questo monsignor Schneider, vescovo cattolico ausiliare di Maria Santissima in Astana, in Kazakistan, ha lanciato un appello «per un nuovo tempo, una nuova fase, un nuovo periodo per tutti i movimenti pro-vita per protestare, in modo chiaro e inequivocabile, contro le medicine contaminate dall’aborto, contro l’abuso delle parti del corpo del nascituro. Dobbiamo protestare – ha detto e avviare un nuovo movimento nel settore farmaceutico, in medicina, senza alcun collegamento, nemmeno il più remoto, a questi crimini».

C’è quindi, come già detto, una contraddizione in termini di coloro che per la propria salute temporale sfruttano l’uccisione di un altro essere umano, basandosi sul discutibile principio machiavellico secondo cui il fine giustifica i mezzi. Non bisognerebbe, dunque, stare a guardare, ma anzi essere disposti a dare testimonianza in ogni ambiente in cui si è chiamati a vivere e lavorare, rendendosi disponibili a pagare anche un prezzo molto alto per difendere le vite innocenti di un sistema in cui vige la scellerata legge del più forte.

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