25/11/2021 di Manuela Antonacci

Oggi la Comunità Giovanni XXIII in preghiera per i bambini non nati

L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, come si può leggere sul loro sito, è una “grande famiglia” che «lega la propria vita a quella dei poveri e degli oppressi e vive con loro, 24 ore su 24», facendo della «condivisione diretta con gli emarginati, i rifiutati, i disprezzati» la sua principale missione. È in questa chiamata a servire i più fragili che si colloca anche la difesa della vita nascente, uno dei compiti che l’associazione svolge con grande passione, arrivando ad ospitare le gestanti, in situazioni di difficoltà, nelle case famiglia della comunità e promuovendo veglie di preghiera, come la preghiera mondiale per la vita nascente che si terrà alle ore 17, nella giornata di oggi, in modalità online, sul canale video della Comunità. Di questa iniziativa abbiamo parlato con Andrea Mazzi, animatore generale del servizio "Famiglia e vita"

 

Come mai avete scelto proprio questa data?

«La preghiera per la vita nascente si svolge tutti i mesi, la facciamo ormai da un paio d’anni, dai tempi della pandemia, è un prolungamento della preghiera che facciamo anche davanti agli ospedali dove vengono praticati gli aborti e abbiamo scelto di farla di 25, per richiamare la solennità dell’Annunciazione che cade il 25 marzo perché è il momento del concepimento di Gesù. Dunque, un’attenzione speciale ai bambini più piccoli, non ancora nati».

Come si svolge?

«Innanzitutto c’è la recita del rosario. La preghiera semplice a Maria che tanto piaceva a don Oreste, il nostro fondatore. All’inizio c’è un’introduzione con un saluto di Paolo Raimondi, nostro responsabile generale e di un vescovo del territorio, da cui la preghiera viene animata, perché noi abbiamo un criterio di rotazione per cui ogni mese è una zona diversa della Comunità che anima la preghiera, segue un atto penitenziale in cui chiediamo perdono per il bene che avremmo potuto fare agli ultimi e non abbiamo fatto, a partire appunto dai bambini non nati e dalle loro mamme, poi ci sono i misteri del rosario, accompagnati da letture a tema e da testimonianze di una o più mamme che abbiamo incontrato in questi anni e poi una preghiera finale di accoglienza della vita. Si trasmette tutto sul canale video della Comunità, poi da lì si va in contemporanea anche su youtube».

Cosa ne pensa del recente caso del cimitero di Brescia dove sono state rimosse ben 2500 tombe di bambini non nati senza preavvisare molti genitori?

«Il problema è che, da quello che mi risulta, avendo io seguito direttamente a Modena alcune persone che volevano far seppellire i loro bimbi morti prima di nascere è che, normalmente, in questi casi, il tempo di permanenza è di cinque anni, dopo questo tempo viene fatta la riesumazione dei resti. È vero anche che, spesso, la permanenza dura molto di più ed è anche giusto perché non è che un genitore dopo cinque anni, rielabori automaticamente il lutto ed è tutto finito, tante volte è un dramma che accompagna tutta la vita. Noi abbiamo seguito la vicenda di una coppia, ad esempio, che dopo la scadenza dei cinque anni è riuscita a recuperare i resti del proprio bambino e a trovare un altro cimitero che li tenesse per un tempo più lungo. Quindi da un punto di vista formale, la struttura cimiteriale ha svolto quello che crede essere il suo compito, però, oggi si ha una sensibilità che deve tener conto del dramma di tanti genitori, magari mantenendo intatte le tombe per un tempo adeguatamente lungo».

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