03/05/2023 di Maria Rachele Ruiu

Neonata trovata morta in un cassonetto. Quel silenzio assordante che ci fa riflettere sulla Vita

Ci ho messo un po'. E ancora arranco a mettere insieme i pensieri. Perché urlerei i miei perché in faccia a molti.

E invece li ho soffocati, in gola.

Quella bara bianca, minuscola, è fissa nei miei occhi.

Perché non siamo arrivati prima?

Perché non ci permettiamo di arrivare prima?

Vogliamo smettere di autosabotarci con ideologie stantie e mortifere e vogliamo permetterci di custodire la Vita, sempre?

Enea porterà il suo sorriso, amerà, si arrabbierà, piangerà, godrà. Grazie alle culle per la vita. Perché qualcuno ha detto alla mamma "se non puoi, possiamo noi", anziché abbandonarla.

Quella bimba, invece, a cui chissà se qualcuno ha dato un nome, tutto questo lo porterà nella sua bara.

Il Cielo ha già accolto la tua anima, ma piange la terra, perché è ingiusto non aver potuto vedere la tua vita fiorire, il tuo sorriso cantare, il tuo pianto irrigare. Piange la terra perché nessuno potrà incontrarti. E magari fare l'amore con te. E generare.

Piange la terra perché ha rinunciato in un secondo a te, e ai tuoi figli, e ai tuoi nipoti, chissà.

Io non so perchè la mamma di quella bimba l'ha appoggiata lì, avvolta in una felpa, senza attivare il meccanismo perché fosse trovata.

Non so se lo abbia fatto perché fosse salvata, se quando l'ha deposta li era viva, oppure perché potesse almeno ricevere sepoltura.

O semplicemente mostrare la crudeltà di un mondo che abbandona gli ultimi.

Ma riesco a sentire un grido, di dolore, assordante, così assordante che è divenuto muto. Non so se di speranza o di rabbia, di vita o di morte. Ma è lì, muto, che trapana i timpani.

E non ho nessuna intenzione di farlo smettere.

Sarà motore.

Quella bara, bianca, che varcherà i cancelli del cimitero, in nome di tantissimi bambini nati morti,  sarà motore.

E ancora più di prima continuerò a denunciare una società talmente ideologizzata che neanche trascorre un giorno e la bimba è già dimenticata.

Ma come possiamo dirci una società civile se abbandoniamo quanto di più fragile e di miracoloso abbiamo?

Non è accettabile restare indifferenti ad una vita così piccola spezzata al suo nascere. A quelle manine, quel nasino, quelle labbra. Nessuna società civile può voltarsi dall'altra parte quando vede un bimbo in un cassonetto, sia che sia appena nato, sia che sia nato morto. Sia alla fine della gravidanza, sia all'inizio. Sia spontaneamente, sia volutamente.

È urgente che le ideologie disumane siano abbandonate, è urgente che sia ignorato chi, per esempio, raglia che sostenere  le donne che altrimenti sono costrette ad abortire il figlio è un attentato alla autodeterminazione della donna.

Di finire in un cassonetto. Morta.

Il silenzio assordante della tua assenza, della vostra assenza, il mio motore.

Nel tuo nome, nel vostro nome, per difendere il primo dei diritti, il diritto alla Vita.

A Dio.

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