15/11/2015

Matrimonio gay – Ritorneremo nelle catacombe?

In Australia le Istituzioni finora hanno resistito alla pressione delle lobby LGBT che vogliono la legalizzazione del matrimonio gay.

Prima l’Alta Corte di Giustizia, poi il Parlamento, hanno momentaneamente detto no alla equiparazione delle unioni omosessuali con l’unione stabile e atta alla generazione di figli che è solo tra uomo e donna.

Ciò non vuol dire che – per altri versi – il Paese dei canguri non sia adeguatamente al passo con i tempi e con le mode: riconosciuto da tempo all’anagrafe il sesso neutro, grosse concessioni verso l’eutanasia, grande libertà di aborto, a richiesta, fecondazione artificiale permessa e diffusa in grande stile.

Dato che anche lì, comunque, le lobby LGBT e gli interessi economici che le sostengono sono potenti, ci sarà presto un referendum sul “matrimonio” gay.

matrimonio-gay_separazione-eteroLa Chiesa cattolica australiana, però, non sta passiva a guardare e i Vescovi hanno inviato alle Diocesi una lettera pastorale che spiega la peculiare ricchezza e unicità del matrimonio, rispetto al quale il riconoscimento delle unioni omosessuali non potrà mai essere altro che un vano tentativo di negare la differenza radicale e oggettiva che c’è tra una coppia M/F e una coppia M/M o F/F.

Potete leggere qui il bellissimo opuscolo che hanno prodotto i Vescovi australiani, che presto tradurremo dall’inglese per i nostri lettori.

Intanto, però, la Gaystapo è subito passata all’azione: la “Commissione contro le Discriminazioni” della Tasmania, in Australia, ha richiamato tutti i Vescovi cattolici del Paese a partecipare ad una sorta di test per verificare il loro grado di omofobia.

Li considerano infatti responsabili di aver umiliato gay, lesbiche e transessuali con la distribuzione di opuscoli a sostegno del matrimonio tra uomo e donna. Chiunque comprenda l’inglese può leggere l’opuscolo che non umilia e non offende nessuno, ma rileva la verità... come quella che “le foglie sono verdi in estate”.

La Chiesa cattolica, infatti, ha risposto dicendo che non c’era alcuna offesa, né alcuna intenzione di offendere nell’esercizio della sua libertà di manifestazione del pensiero e di religione.

Varie chiese cristiane, oltre a quella Cattolica, hanno espresso il timore che la libertà di religione e di parola sarà calpestata se si ammetterà il matrimonio gay, visto che già ora non è possibile esprimere il proprio dissenso rispetto a un tale istituto antisociale.

Redazione

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI

LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI

 

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