24/01/2024 di Maria Rachele Ruiu

“Marco” è incinta: il re è nudo

"Marco" è giovane (così riporta la stampa) ciò significa che verosimilmente molto presto ha iniziato la transizione sociale, a cui è seguita quella ormonale e quindi ha poi ottenuto il cambio di sesso anagrafico. Ora si apprestava ad una isterectomia dopo essersi già sottoposta a una mastectomia. I giornali parlano di "giovane", quindi con ogni probabilità “Marco” ha iniziato la transizione prima della sua maturità cognitiva, che secondo la psicologia evolutiva si raggiunge intorno ai 24, 25 anni.

"Marco" è una donna incinta che assomiglia ad un uomo perché assume ormoni da tempo (e li dovrà assumere per tutta la vita) e perché si è sottoposta a interventi chirurgici che hanno mutilato il suo corpo. “Marco”, non sappiamo per quali dolori e fragilità, ha pensato di essere nata sbagliata, in un corpo sbagliato. Purtroppo, qualcuno le ha fatto credere che fosse vero.

È stata vittima di un sistema ideologico incapace di accogliere il dolore, di indagarlo, di aiutare. Un'ideologia che trasforma il dolore in profitto. Perché non è stata aiutata a far pace con il corpo che le causava tanta sofferenza? Perché non l'hanno aiutata ad esprimere la sua femminilità come pensava, credeva, voleva, invece di confermarle di essere sbagliata e farle intraprendere un percorso dolorosissimo di cui alcuni effetti sono irreversibili quale quello della transizione? Perché le hanno fatto credere che sarebbe dovuta e potuta diventare un uomo?

A causa degli ormoni, della mastectomia, “Marco” – dunque - assomiglia ad un uomo. Ma resta una donna e la sua gravidanza ce lo ricorda. Il re è nudo, e ancora una volta l'annuncio è affidato ad un bambino; questa volta un piccolo nascituro di cinque mesi. E purtroppo, a causa di questo sistema, che non si ferma davanti al dolore ma lo usa, sono in pericolo sia lei che il suo bambino.

Nonostante gli ormoni con cui è stata bombardata, nonostante la barba, la mastectomia che ha subìto e la sentenza del tribunale, questa giovane resta una donna, che, lo ribadiamo, assomiglia ad un uomo. Non può essere, infatti, il nostro aspetto o il nostro modo di vestirci, né una sentenza, a definirci. A “Marco” questo non è stato detto, anzi le è stato fatto credere il contrario; le è stato fatto credere, soprattutto, che la transizione sarebbe stata l'unica risposta valida ai suoi dolori, alla sua confusione.

Per "Marco" e per tutti quelli che soffrono come lei, chiediamo di abbandonare le ideologie che suggeriscono bombardamenti di ormoni e mutilazioni, nonostante la letteratura scientifica dimostri che tutto questo non migliora la salute mentale, né il benessere. Anzi. Da parte nostra, continueremo a lottare perché sia accolto il dolore di tutte le giovanissime e i giovanissimi, e, soprattutto, perché questo dolore non venga strumentalizzato.

Auguriamo a lei che questa nuova vita, esplosa nella sofferenza, possa portare pace, e insieme alla verità, la libertà di potersi riconoscere giusta, bella, così com'è. 

E possa così annunciare alle sue amiche e ai suoi amici, ai suoi compagni e alle sue compagne, che non si nasce sbagliati, né in un corpo sbagliato; affinché tutti possano cercare le mani di chi vuole accoglierli e aiutarli, e offrire loro un’alternativa all’odio verso il proprio corpo e il proprio essere. 

 

 

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