13/12/2018

Madri surrogate “altruiste”: quando l’utero in affitto passa per volontariato

Ha sofferto di una grave nausea mattutina durante la gravidanza e ha dovuto essere ricoverata in ospedale due volte. Ha subito diversi mesi di iniezioni ormonali giornaliere e in precedenza ha subito quattro falliti trasferimenti di embrioni. Ha fatto tutto questo per un bambino che non è suo.

Sembra il ritratto di un’eroica missionaria quello riportato sul sito della BBC che, invece, fa riferimento alla storia di una delle tante madri surrogate canadesi che affermano di affittare il loro utero gratuitamente per “generosità d’animo” o per la “gioia” di dare un figlio a chi non può. Ci riferiamo, in questo caso, a Marissa Muzzell, 32 anni, il cui parto sofferto è stato filmato e pubblicato sulla pagina del sito della stessa emittente, con tanto di contorno emotivo d’effetto: nel momento in cui il bambino viene dato alla luce, uno dei due committenti (si tratta di Jesùs e Julio, una coppia gay di Madrid) a petto nudo, avvicina immediatamente il bambino a sé, mentre il compagno lo bacia, come grato non si comprende bene di cosa.

La donna, dopo 16 ore di travaglio, ha invece potuto tenere il bambino sul suo petto solo per pochi secondi, come si evince dal video. Nelle immagini si nota anche che, mentre guarda i due uomini stringere il piccolo, una risata forzata le parte dalla gola mentre afferma, quasi senza fiato: «Ho appena creato una famiglia, la famiglia di qualcun altro!» e poi con uno sguardo pensoso e incredulo ripete: «È  folle, è folle!».

In Canada la possibilità di assistere a scene simili è aumentata del 400% negli ultimi anni, grazie sia a un sistema legislativo che permette anche a coppie gay e single di ricorrere all’utero in affitto, sia alla disponibilità di madri surrogate che sostengono di farlo gratis. In realtà tutto questo non renderebbe la pratica dell’utero in affitto meno grave e per vari motivi. Innanzitutto, in Canada, si fanno passare vere e proprie forme di compenso alle madri surrogate per rimborso spese. Per non parlare poi del giro d’affari che ruota intorno alla riproduzione assistita: agenzie, medici, avvocati, cliniche per la fertilità, un vero e proprio commercio che può arrivare a superare i 75.000 dollari. Ma anche se tutto questo fosse fatto davvero a titolo puramente gratuito, non cesserebbe di essere una forma di mercificazione della vita umana. Basterebbe usare il semplice sillogismo aristotelico per capirlo: non si può vendere o regalare ciò che non si possiede, gli esseri umani non si possiedono perché non sono merci, dunque gli esseri umani non possono essere venduti o regalati.

Se ciò è reso possibile è perché si sta assistendo a una nuova, raffinata e lucrosa forma di schiavitù che non “puzza” come quella di una volta, più sfacciata e diretta, una nuova mercificazione dell’umano in un “packaging” raffinato e melenso, che  viene propinata pure come una forma di “altruismo” che non tutti possono comprendere. Eppure dovrebbe suscitare l’indignazione generale il fatto che una madre e un figlio siano utilizzati o si lascino utilizzare (nel caso della madre) proprio nella loro natura di essere umani (come madre e come figlio, appunto) a soddisfare il desiderio di terzi.

Ma si sa, “business is business”, l’importante è saperlo infiocchettare a dovere e lo sanno anche i committenti di questo enorme giro d’affari e nel video della BBC ciò è lampante: subito dopo essere schizzata via dal corpo della madre, la bambina viene circondata dall’abbraccio dei due “padri” che si affrettano però a specificare che: «A questa creatura diremo che è venuta al mondo con l’aiuto di una donna forte, con un cuore grande». Questo è tutto ciò che rimarrà di sua madre a una figlia e di una figlia a sua madre.

Manuela Antonacci

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