15/11/2013

L’omogenitorialità ovvero l’adozione omosessuale

Riportiamo la lettera scritta dal Dott. Giovanni Bonini, Pediatra di Pistoia

Cari colleghi,
questa mia lettera ha lo scopo di costruire ponti (di dialogo e riflessioni) e non muri  (di ideologia) su un argomento molto delicato, che il mondo occidentale ritiene non negoziabile, quello della omogenitorialità.

Mi permetto di trasmettervi uno studio condotto dallo psicologo clinico e psicoterapeuta Prof. Roberto Marchesini e dal neurochirurgo e neuropsichiatra infantile Prof. Massimo Gandolfini che ha per titolo: “L’OMOGENITORIALITÁ OVVERO L’ADOZIONE OMOSESSUALE”.

Lo studio è diviso in due parti:

a.    Nella prima viene analizzata dal punto di vista metodologico e dei risultati “la considerevole mole di letteratura professionale” che secondo le parole dell’American Accademy of Pediatrics “fornisce la prova che bambini con genitori omosessuali possono avere gli stessi benefici e le stesse aspettative in termini di salute, adattamento e sviluppo dei bambini i cui genitori sono eterosessuali”. Una buona parte degli estensori di questa mia lettera sono cattedratici e studiosi, avvezzi quindi a conoscere la metodologia di uno studio scientifico (che a me semplice pediatra di famiglia potrebbe sfuggire). Potranno così valutare con quanta superficialità una società scientifica così importante sia giunta a conclusioni tanto affrettate e di così pesante rilevanza per il mondo dell’infanzia, tanto che buona parte del mondo occidentale si è aggrappato a queste considerazioni per legiferare a favore di adozioni omoparentali.

b.    Nella seconda gli autori tracciano un breve excursus nella storia della psicologia dello sviluppo della personalità del bambino, completandolo con le più recenti acquisizioni in ambito neurobiologico, dal ruolo dell’epigenetica al “sistema di rispecchiamento”. Per chi come me si occupa di pediatria generalista, penso sia una buona occasione per comprendere tematiche dello sviluppo del bambino in un campo molto affascinante e, per quanto mi riguarda, poco conosciuto. E trarre le dovute considerazioni e conclusioni.

In una mia precedente lettera indirizzata alla redazione di Quaderni ACP, avevo sottolineato che 3 articoli riportati sulla rivista, e che avevano per argomento l’omogenitorialità, erano molto “deboli” nella conduzione dello studio e nei report (uno era addirittura una tesi di laurea mai pubblicata), nonostante che uno di essi fosse stato pubblicato su Pediatrics.

Oggi questi due colleghi hanno approfondito e portato nuovi elementi alla discussione.

Credo che quantomeno un po’ di riflessione critica debba insinuarsi nelle nostre menti, anche perché vi è una netta spaccatura nel mondo della psicologia clinica dell’età evolutiva e della neuropsichiatria infantile, con una grande quantità di specialisti convinti che sia fondamentale per un bambino crescere con un papà e con una mamma (anche se la cultura dominante vorrebbe far credere il contrario).

Chi oggi asserisce questo è accusato di essere omofobo e transfobo, è tacciato di odiare il mondo omosessuale, gli è impedito di parlare, è offeso (sui mass media e social network).

Molti non vogliono esporsi per paura di perdere prestigio, e quelli che hanno il coraggio di  farlo apertamente sono additati al pubblico ludibrio o minacciati di sanzioni disciplinari (per cosa non si sa?).

Sono convinto, e solo con la forza sarò messo a tacere (ma neanche con quella), che destrutturare nel suo profondo il connettivo antropologico dell’uomo sia una operazione molto pericolosa, e con effetti imprevedibili, la definirei diabolica.

Se le Scienze Pediatriche e noi pediatri rivendichiamo l’advocay dei nostri piccoli pazienti dobbiamo avere il coraggio di confrontarci senza escludere a priori alcuna delle opinioni, e soprattutto non facendoci prevaricare dai “secondo me”, “io la penso così”, “che male c’è” che stanno soffocando il pensiero libero.

Dott. Giovanni Bonini

Pediatra

Pistoia

Blu-Dental

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