30/12/2014

L’ embrione , uno di noi

Il vice presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani ci ricorda l’evidenza scientifica e razionale sull’ embrione ,  persona umana che, seppur piccola, è già completa dal momento del concepimento.

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.

Ogni essere umano inizia la propria vita come embrione unicellulare (zigote), che si forma nel momento del concepimento, quando i gameti, maschile e femminile, si fondono. Nei giorni successivi le cellule si moltiplicano (2-4-8-16, ecc.), fino ad avere la morula (dopo 3-4 giorni) e la blastocisti (dopo 5 giorni). Poi, 7-10 giorni dopo il concepimento, avviene l’impianto dell’embrione nella mucosa endometriale uterina. Noi tutti siamo stati embrioni.

L’embrione umano è una persona umana, un nuovo individuo che si forma con il concepimento. Lo dice la valutazione scientifica: è un organismo nuovo della specie umana, con propria identità biologica e genetica, che manterrà fino alla nascita e per tutta la vita. Ha 46 cromosomi, 23 ricevuti dal padre e 23 dalla madre, possiede un proprio DNA. Dal primo giorno del concepimento è uno come noi. Dal primo momento l’embrione si sviluppa in modo unitario, coordinato, continuo e graduale; non è uomo e persona in “potenza”, è già uomo e persona, in attesa di maturare il manifestarsi delle capacità proprie di un essere della specie umana.

Come il neonato cresce e diventa adulto senza diventare qualcun altro, così l’embrione cresce e si sviluppa, senza trasformarsi in un altro: “Nell’embrione esistono già in atto tutti i caratteri essenziali che lo contraddistinguono come individuo umano” (Ramon Lucas Lucas). Non ci sono salti qualitativi o mutamenti sostanziali, nessuno scienziato potrà mai dirlo; ci sono certo dei passaggi importanti: fecondazione, annidamento in utero, formazione di organi, ma in continuità tra un passaggio e l’altro. Rimane, sempre e ininterrottamente, lo stesso identico individuo.

Persino coloro che utilizzano gli embrioni per sperimentazione non possono non ammettere che essi sono individui della specie umana: cos’altro, se no? Poi, però, con totale incoerenza giustificano la sperimentazione, adducendo scopi umanitari. Ma il fine non giustifica i mezzi: la vita umana è un bene indisponibile, nessun essere umano può essere ucciso, nemmeno se il fine è di salvare altri esseri umani.

Per potere utilizzare gli embrioni nelle sperimentazioni, e per poterli eliminare impunemente quando considerati scomodi, la principale associazione dei ginecologi degli USA decise nel 1965 di cambiare la definizione di gravidanza e di stabilire (in modo arbitrario, senza alcuna evidenza scientifica, anzi contro ogni evidenza scientifica) l’inizio della gravidanza nel momento dell’annidamento dell’embrione nell’endometrio dell’utero (quindi 7-10 giorni dopo che la gravidanza è effettivamente cominciata) e di parlare di aborto solo a partire da quel momento.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) un decennio dopo fece sua questa antiscientifica e criminale decisione e le legislazioni di molti Paesi occidentali si sentirono giustificati nel promulgare leggi che hanno causato e continuano a causare, direttamente o indirettamente (con mezzi chimici, meccanici, fecondazione in vitro, ecc.), la morte di milioni di embrioni.

Non si può però cambiare la realtà oggettiva variando il significato dei termini: dal momento del concepimento esiste un nuovo essere umano, con corpo umano: una persona umana, che come tale deve essere rispettata da tutti, sempre.

Fausto Roncaglia

Tratto da NotizieProVita n.6 – Giugno 2013 – Pag.14

 

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