31/05/2020 di Luca Scalise

L'assurdità dell’intelligenza artificiale che decide chi nasce e chi no

Come abbiamo ribadito in più occasioni, i problemi etici della fecondazione artificiale non sono affatto quisquiglie. Essa può, infatti, provocare gravi rischi alla salute sia della donna che vi fa ricorso, che al bambino eventualmente nato da questa pratica, tanto dal punto di vista fisico, quanto da quello psicologico di entrambi.

Ciò dovrebbe bastare a mettere seriamente in discussione la “bontà” di questa pratica. Ma se ci rimanesse ancora qualche dubbio a riguardo, occorre ricordare che essa implica il congelamento di embrioni (ossia bambini), procedura già di per sé pericolosa per la vita di questi ultimi, ed il successivo sacrificio di tantissimi di essi, affinché almeno uno si impianti in utero. Insomma: una strage silenziosa che si ripete ad ogni fecondazione artificiale.

Ma ora, si sta per rasentare davvero il fondo dell’inciviltà, con la creazione di un’intelligenza artificiale, chiamata Ivy, in grado di selezionare «l’embrione più vitale, quello che ha più chance di altri di venire partorito una volta impiantato nell’utero di una donna», leggiamo in un articolo di Tempi. Quindi, si deduce che tutti gli altri verrebbero scartati. Stiamo parlando di bambini che verrebbero letteralmente uccisi in base alla loro qualità di vita: se non rispettano certi canoni di “perfezione”, il loro destino è la morte. Un po’ come avveniva nei campi di concentramento nazisti.

E il cerchio si restringe intorno ai bambini con anomalie genetiche, come la Sindrome di Down, a cui sembra si stia “facendo la caccia” nel vero senso della parola, dato che in alcuni Paesi il loro tasso di abortività raggiunge quasi il 100%, realizzando, di fatto, un genocidio.

Una buona scienza dev’essere, piuttosto, al servizio dell’uomo e a tutela della sua vita. Diversamente, non faremmo che avvicinarci a quei livelli di disumanità di chi credeva che uccidere i non appartenenti a una razza “pura” fosse un semplice atto di pulizia sociale.

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