13/01/2022 di Manuela Antonacci

L’allarme di una docente: «Basta Dad indiscriminata, mai avuti così tanti studenti con problemi»

E’ partita, in questi giorni, la petizione di Pro Vita & Famiglia per scongiurare l’incubo del ritorno alla didattica a distanza. La richiesta al governo è quella di prevedere la Dad solo per gli studenti che risultino positivi al tampone o che presentino sintomi influenzali, mentre per tutti gli altri siano garantite le lezioni in presenza, dietro un accurato monitoraggio tramite l’uso di tamponi gratuiti. Una prevenzione, insomma, basata su una serie di riforme organizzative (tra cui quella dei trasporti) di cui dovrebbe farsi carico il governo. Ne abbiamo parlato con Sara Cupellaro, docente in una scuola a Roma, che ci ha esposto il suo punto di vista su come e perché la scuola in Italia è già pronta a sostenere tutte le lezioni in presenza, oltre che essere auspicabile per il benessere e la crescita dei ragazzi.

 

 Professoressa, cosa pensa di questa petizione?

«E’ una petizione più che legittima. Io sono un’insegnante precaria e giro per le scuole, sono quasi due anni che andiamo avanti con questa pandemia e la mia esperienza dunque fa riferimento a varie scuole. Posso dire che, negli istituti scolastici, le norme si rispettano. Se lo Stato decidesse di aiutare economicamente le scuole la situazione sarebbe più che gestibile, come già lo è: areare bene la scuola, fornire e finanziare spazi ulteriori, perché spazi in realtà ci sono, ad esempio scuole inutilizzate che si potrebbero riqualificare. Quindi la petizione è più che giusta perché la scuola rispetta le regole».

Quali sono, secondo Lei, gli aspetti più negativi della Dad per tutti?

«Innanzitutto la distanza fisica dell’alunno che comporta una minore empatia con il docente e quindi si perde tutta la componente emotiva che fa parte dell’insegnamento: si perde l’attenzione al singolo studente e l’attenzione alle sue necessità particolari. Un altro aspetto negativo della Dad che non è mai stato regolamentato è poi l’utilizzo delle webcam, degli strumenti che portano le scuole ad arrabattarsi per trovare, ad esempio, una soluzione all’accensione delle webcam: c’è la scuola che decide che l’alunno che non accende la webcam deve risultare come assente e c’è la scuola che la pensa diversamente. Inoltre spesso le famiglie non hanno i mezzi per sostenere una comunicazione efficace durante la Dad, si hanno connessioni deboli e mi riferisco soprattutto alle scuole di provincia. Io insegno a Rignano Flaminio, in provincia di Roma, e in queste situazioni la connessione è più lenta o non c’è proprio, quindi i ragazzi hanno proprio una difficoltà oggettiva che non può essere colmata. C’è poi il problema dalla distrazione, aumentata a dismisura con la Dad. I ragazzi, stando per parecchie ore davanti al computer, non riescono ad apprendere come durante la didattica in presenza. L’unico aspetto positivo della Dad è il non dover uscire di casa, ma parliamo di un aspetto estremamente marginale e che ormai non serve più siccome non siamo all’interno di un lockdown».

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Peraltro, sin dall’anno scorso si sta ponendo l’accento anche sulla salute psichica che è un aspetto che sembra essere stato preso piuttosto sottogamba e che invece è importante quanto la salute fisica

«Io posso testimoniare di non aver mai avuto così tanti studenti con problemi psichici, a livello di depressione, demotivazione, attacchi di panico. Negli ultimi tre anni questi casi sono aumentati moltissimo, perché i ragazzi stando in solitudine non sono più in grado di rapportarsi agli altri. Quindi anche un’interrogazione che poteva essere affrontata con una certa leggerezza diventa un ostacolo insormontabile. Tornando in presenza l’alunno non ha più il supporto della comodità della casa, ma non è affatto detto che questo sia un vantaggio, anzi, infatti, prima questo problema non esisteva perché le interrogazioni si affrontavano a scuola».

Quale altro provvedimento potrebbe essere preso per favorire le lezioni in presenza?

«Innanzitutto le mascherine FFP2 sia per docenti che per alunni, sistemi professionali di ricambio e purificazione d’aria che non siano per forza le finestre aperte che possono causare malanni da raffreddamento, la fornitura di tamponi rapidi. Inoltre molte scuole non hanno i dispositivi di controllo della temperatura, quindi serve il potenziamento del personale ATA e di tantissime altre realtà, come gli OSS che possono venire a supporto della scuola. Mentre nel caso della DAD serve una fornitura di dispositivi per studenti meno abbienti, che in alcuni casi già si fa, ma in molte scuole, non essendoci fondi, non si fa».




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