27/10/2022 di Fabrizio Cannone

L’alcol in gravidanza nuoce ai bambini. E l’aborto?

Da alcuni anni la Società italiana di Pediatria porta avanti un’importante campagna di sensibilizzazione per indurre le donne ad astenersi dall’assunzione di bevande alcoliche durante la gravidanza.

«Bere alcolici in gravidanza fa male! Non esiste una quantità minima» dice il sito dei pediatri, i quali, già nel 2019, al momento del lancio del loro manifesto, avevano ottenuto il pieno appoggio del Ministero della Salute, della regione Lazio e di molti altri enti pubblici e privati.

Una campagna, dunque, partita nel 2019, ma che ormai da sempre accomuna medici e addetti del settore. L’avvertimento è chiaro: «La Sindrome feto-alcolica è una patologia purtroppo ancora molto diffusa nonostante sia del tutto prevenibile: si parla di 119.000 bambini nati ogni anno affetti da questa malattia». Basterebbe quindi, per le donne e future mamme, fare attenzione durante quei 9 mesi decisivi, per evitare danni, a volte gravi, ai nascituri che dipendono da loro. Con l’aiuto e il sostegno, ovviamente, dei rispettivi papà.

Come ogni campagna che si rispetti, le argomentazioni scientifiche proposte sono esemplificate in un manifesto che si trova negli studi pediatrici, nelle cliniche, nei centri medici e nelle Asl. Il manifesto mostra un bicchiere di vino con una mano che ne nega l’assunzione. E accanto, un bambino, di dimensioni fetali, che sembra gridare dal ventre materno: «Mamma! Mi fa male… punto e basta!». Si afferma inoltre che «non esiste una quantità minima di alcol che può essere considerata sicura durante la gravidanza».

Anche perché, prosegue il manifesto, i bambini la cui madre ha assunto alcol mentre era in dolce attesa, «possono manifestare varie sintomatologie». In particolare la temibile sindrome feto-alcolica che resta una patologia “«completamente prevenibile» e dunque evitabile.

Parlare – anche a distanza di anni – della campagna dei pediatri è per noi spunto, però, per porgere una domanda a tutti gli interessati, medici compresi, e in generale all’opinione pubblica. Ma se il bambino ben rappresentato dal manifesto, chiede alla mamma (qualora potesse esprimersi, certo) di non bere alcol, cosa chiederebbe lo stesso bambino riguardo all’aborto?

In altre parole, se giustamente gli enti pubblici preposti alla salute dei cittadini incoraggiano la gente a compiere scelte etiche affinché i bambini non nascano con danni e malformazioni, non dovrebbero esserci delle campagna analoghe affinché i nascituri siano rispettati nel primo dei loro diritti, ovvero la vita?

Auguriamoci che il neo ministro Orazio Schillaci sappia rispondere correttamente al facile quesito. E che il governo Meloni inizi rapidamente una campagna in favore della natalità, del diritto alla nascita di tutti i bambini concepiti e del rispetto alla piena salute dell’embrione. Danneggiata, purtroppo, non solo dall’alcol.

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