20/02/2021 di Manuela Antonacci

La Francia verso l’aborto al quarto mese di gravidanza e la soppressione dell’obiezione di coscienza

Viene da chiedersi se libertè ed egalitè, in Francia, valgano davvero per tutti o escludano la maggior parte dei futuri cittadini (ironia della sorte!). E sì, perché se venisse approvata la legge attualmente in discussione in Francia, l'aborto diventerebbe legale, senza alcuna restrizione, dalle 14 alle 16 settimane dal concepimento, insomma, al quarto mese di gravidanza. E a macchiarsi le mani di sangue dovranno essere tutti, ma proprio tutti i medici, perché verrebbe annullato il diritto all'obiezione di coscienza.

L’emergenza sanitaria in atto è stata la motivazione ufficiale che ha portato a premere il piede sull’acceleratore, in materia di aborto, in Francia. Infatti, nell'ultimo anno, Parigi aveva già concesso la possibilità di ricorrere all’aborto farmacologico: il motivo di tale decisione era la preoccupazione di alcune associazioni, vista la difficoltà di accedere agli aborti, durante la pandemia, che le donne aspettassero oltre il termine legale, per ricorrere all’interruzione di gravidanza. Tuttavia, a questo proposito, verrebbe da chiedersi se, invece, siano stati fatti degli sforzi, proprio prendendo la palla al balzo, per far piuttosto desistere queste donne dal loro intento di abortire e spingerle a scegliere la vita. E non solo per ragioni morali, ma anche per il bene stesso della nazione, dato che la crescita demografica, è uno degli aspetti che determina e manifesta la ricchezza di un paese.

E invece, lo scorso aprile, il ministero della Salute ha emesso una circolare che consente alle donne di avere accesso alla pillola abortiva, fino a nove settimane, anziché fino alle sette settimane canoniche, di gravidanza. In una nota si spiegava che la decisione era mossa dalla "necessità di garantire i diritti delle donne all'aborto durante l'epidemia di Covid-19 e di evitare il più possibile che vadano in una struttura sanitaria". Ma adesso si è pronti ad un passo ulteriore: ad estendere il cosiddetto “diritto all’aborto” fino al quarto mese di gravidanza, spazzando via i medici obiettori.

Ancora una volta viene da chiedersi come possa considerarsi un diritto la soppressione di una vita indifesa, che non ha voce e che distrugge dentro anche le madri che compiono tale gesto. Viene da chiedersi anche, quanto sia dalla parte della donna chi fa pressione per l’uso della pillola abortiva che trasforma il corpo della gestante in una bara, anziché nella culla della vita che era destinata ad essere e quanto faccia comodo allo stato “sbarazzarsi” di certi “problemi” anziché impegnarsi in una politica di sussidiarietà che favorisca la vita e renda le donne veramente libere di scegliere.

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