03/04/2024 di Salvatore Tropea

La detransitioner Chloe Cole sfida la Disney contro la propaganda gender

Ricordate la detransitioner Chloe Cole? (Pro Vita & Famiglia ha raccontato più volte la sua storia quando, da adolescente, prima intraprese il percorso di transizione e poi se ne pentì, diventando un’attivista contro la teoria gender). Ebbene oggi Cole, che ora fa parte anche del gruppo di attivisti per la responsabilità medica Do No Harm, presenterà una proposta contro la deriva gender degli azionisti di NLPC (National Legal and Policy Center, un gruppo legale conservatore) nel corso dell’incontro annuale della Walt Disney Company.

Il NLPC, infatti, è un’organizzazione no-profit azionista di Disney e Cole - che oggi ha 19 anni - si rivolgerà al consiglio di amministrazione della Disney e al CEO Bob Iger riguardo al suo piano "discriminatorio”. La giovane attivista, infatti, si esprimerà contro le «politiche distruttive dell'ideologia di genere» della Disney. Secondo gli azionisti del National Legal and Policy Center, il colosso dell'intrattenimento spinge e propaganda le procedure di cambio di sesso, ma non offre nulla a coloro che, come Cole, in seguito se ne pentono e cercano la "de-transizione". «La Disney si comporta come se le persone come me non esistessero» ha detto Cole in una nota. «Intendo assicurarmi - ha spiegato - che il consiglio di amministrazione e il signor Iger sappiano che le politiche irrazionali dell'ideologia di genere dell'azienda sono in realtà distruttive e che io sono una vittima di politiche come questa».

Chloe Cole ha poi affermato che un numero crescente di dipendenti LGBTQIA+ Disney ha subito «cambiamenti di sesso sconsiderati» e che alcuni, come lei, arriverebbero a pentirsene e avrebbero bisogno di aiuto medico per invertirli. Sulla vicenda e in particolare su quest’ultima accusa rivolta da Cole contro Disney il Daily Mail ha fatto sapere di aver contattato direttamente la Walt Disney, ma di non aver ricevuto risposta. Si sa però che nel documento dell’assemblea annuale, lo stesso consiglio di amministrazione esorta gli azionisti a votare contro la proposta del National Legal and Policy Center, definendola «un tentativo di attirare l'attenzione di un proponente con un focus ristretto che cerca di portare avanti un programma limitato».

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