09/09/2019

La chirurgia uterina dimostra che i bambini sono molto più di "grumi di cellule"

Gli interventi intrauterini sui bambini non ancora nati stanno diventando sempre più frequenti e le loro storie di guarigione meritano di essere diffuse.

Il piccolo Edward del Regno Unito, noto anche come Teddy, aveva sviluppato l'anemia all'interno dell'utero. In risposta a ciò, il dottor Amarnath Bhide utilizzò un sensore ad ultrasuoni per inserire un ago attraverso l'utero e nel cordone ombelicale che ha iniettato a Teddy il sangue donato; il bambino ricevette in tutto cinque trasfusioni di sangue prima di nascere.

Michael Robinson, direttore delle comunicazioni della SPUC scozzese (uno dei principali gruppi pro life del Regno Unito) ha descritto gli interventi come "straordinari". Mentre l'intervento salvavita eseguito sul nascituro Teddy è davvero "straordinario", la chirurgia uterina, che può salvare e migliorare l'aspettativa di vita di molti bambini, sta diventando una prospettiva sempre più positiva.

Attualmente infatti, la chirurgia uterina può curare una serie di malattie tra cui la spina bifida, tumori fetali, paralisi cerebrale, condizioni cardiache anomale ed ipertiroidismo.

Questo maggio, sempre nel Regno Unito alcuni medici hanno eseguito un intervento chirurgico intrauterino per curare la spina bifida,  prima operazione di questo tipo nel Paese. Il bambino non ancora nato, Jaxon, ha subito l'operazione a sole 27 settimane di gestazione, e come risultato è riuscito a muovere le gambe dopo essere nato sei settimane dopo.

Allo stesso modo, Ethan Leibbrandt è stato sottoposto a chirurgia uterina per rimuovere il tumore benigno che aveva consumato il 50% del suo spazio polmonare. L'intervento chirurgico ebbe successo e gli salvò la vita, perché senza di esso Ethan sarebbe morto di insufficienza cardiaca.

Michael Robinson ha commentato: «Questi primi interventi che sono utilizzati per curare e salvare i bambini non ancora nati sono davvero sorprendenti. La storia di Edward dimostra ancora una volta che la scienza è pro vita. Infatti, gli sviluppi scientifici e le nuove tecnologie stanno infondendo un senso di meraviglia che la società non aveva mai avuto prima d'ora, sulla bellezza e la dignità di ogni bambino non ancora nato».

Robinson ha continuato: «Questo caso dimostra la terribile ironia per cui le équipe mediche spendono enormi sforzi, tempo e denaro per curare bambini e neonati prematuri, mentre allo stesso tempo con l'aborto viene messa sistematicamente fine alla vita di 600 bambini al giorno. Mentre gli attivisti a favore dell'aborto si riferiscono insistentemente ai bambini non ancora nati come "grumi di cellule" o "parassiti", l'uso della chirurgia uterina sottolinea che i bambini non ancora nati sono umani e che vale la pena salvarli e proteggerli».

A questo riguardo, famosa è la foto della "mano della speranza", che ritrae la piccolissima mano di Samuel, bambino affetto da spina bifida ed operato alla ventunesima settimana, che stringe quella del chirurgo Bruner che l'ha operato. Questa foto è segno dell'allenza tra scienza e vita, la vera scienza che investe per curare e difendere la vita più fragile.

 

di Chiara Chiessi

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