18/04/2023 di Donatella Isca

La bellezza della diversità: risposta all’assessore della Regione Toscana Alessandra Nardini sul gender a scuola

Ho letto con interesse il post sui social di Alessandra Nardini, assessore regionale della Toscana a istruzione, formazione professionale, università e ricerca, lavoro, pari opportunità, relazioni internazionali e cultura della Memoria, sul tema della scuola come “luogo” di parità e uguaglianza e del perché sia importante contrastare stereotipi e pregiudizi. Post che riportiamo di seguito, in fondo all’articolo.

Mi permetto di condividere alcune critiche e perplessità sulle sue affermazioni certamente animate dalle migliori intenzioni. Che sia chiaro, attraverso il nostro impegno volto a sensibilizzare la nostra società sulle tematiche relative all’identità di genere e sulle derive a cui questa ideologia sta portando, la nostra associazione desidera fare un servizio alla persona umana in termini di "verità". Certo, nel mondo del relativismo più assoluto è sempre più difficile avere il coraggio di affermare quelle che un tempo erano considerate ovvietà: si nasce maschio o femmina. Il sesso non è assegnato, semplicemente chi assiste alla nascita di un bambino prende atto di una realtà preesistente. Sono preoccupata perchè si continuano ad usare dei termini che mirano a confondere le menti e mi domando: perché dire la verità è considerato diseducativo? 

Il principio della parità tra i sessi, assolutamente legittimo e che nessuno vuole mettere in discussione, è diventato il pretesto che viene usato per attaccare culturalmente, politicamente e giuridicamente l’identità costitutiva della persona umana nella sua declinazione maschile e femminile. E’ conveniente assecondare il desiderio di un giovane o di una giovane disorientati da insegnamenti ambigui e da un ambiente culturale sempre più  “fluido”? L’impegno profuso dall’Assessore Nardini a favore del mondo della scuola è encomiabile, sarebbe però saggio documentarsi attingendo a fonti diverse da quelle a cui normalmente fa riferimento. La scuola non deve promuovere un cambiamento culturale, ma deve essere il luogo per imparare a pensare in maniera critica. Si continua ad usare il termine discriminazione quando gli unici ad essere discriminati sono coloro che non si piegano a questo pensiero unico. Ogni persona umana vive per definizione in un limite di spazio e di tempo e nella sua relazione con gli altri ed insegnare ad accettare questi limiti è un modo per aiutare i giovani a crescere in maniera equilibrata. Non possiamo insegnare ai giovani: fai quello che vuoi! Non è educativo, anche se fosse una cosa che riguarda il proprio corpo perché questo ha un impatto anche sugli altri. L’educazione, che prima era basata su regole precise e limiti invalicabili, ha lasciato il posto all’affettività, alla comprensione e all’accettazione incondizionata del sentire e della percezione personale.

Mi chiedo cosa ci possa essere di sessista, omofobo e patriarcale nella cultura che finora ci è stata insegnata: dire che maschio e femmina sono diversi è omofobia? Dire che un bambino ha bisogno di due genitori di sesso diverso è sessista e non inclusivo? Dire che la figura del padre è fondamentale per la crescita equilibrata di un bambino significa ammiccare ad una società patriarcale in senso dispregiativo? Caro Assessore Nardini, se l’umanità è arrivata fino ad oggi è grazie alla generatività di coppie formate da maschio e da femmina che naturalmente unendosi hanno messo al mondo dei figli. La  violenza di genere  e la discriminazione si combattono raccontando la bellezza, la diversità ma anche la complementarità dei sessi, siamo maschio e femmina ognuno nella sua peculiare struttura psicofisica e insieme su un piano di pari dignità costruiamo il mondo.

Non possiamo e non vogliamo annullare le differenze, perché altrimenti a pagare il prezzo sono sempre i più deboli e lo stiamo vedendo nell’aumento di casi di giovani che chiedono la transizione sociale, che apre a quella ormonale e poi a quella chirurgica. Lo vediamo nelle foto dove orgogliosamente mostrano i corpi deturpati da mastectomie rese necessarie per adattare il corpo ai propri desideri. La visione che trasmette l’Assessore Nardini apre a scenari raccapriccianti i cui protagonisti però sono i nostri giovani privati per sempre della loro stessa identità che non è l’identità di genere.

 

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