11/11/2019

Irlanda, i soliti cliché pro aborto e l’odio verso i pro life

L’Irlanda ha da poco legalizzato l’aborto e i sostenitori di questa pratica stanno già dimostrando di non voler perdere tempo, cercando di combattere ogni minimo paletto che possa delimitare le sue condizioni di legalità.

Come spiega Il Post, «Subito dopo l’approvazione della legge, molte attiviste e femministe ne avevano da subito denunciato alcune criticità, consapevoli del fatto che legittimasse la non applicabilità della legge stessa (un po’ come avviene in Italia con l’obiezione di coscienza)».

Ma la possibilità del medico di fare obiezione di coscienza è un suo diritto fondamentale, dal momento che nel grembo di una madre in gravidanza non c’è un grumo di cellule, ma un bambino, e che l’aborto è pericoloso anche per la salute della donna. Privare il medico di questa possibilità sarebbe un vero e proprio liberticidio.

Tornando alle criticità della legge, esse sarebbero: il «mancato accesso in caso di gravidanze con gravi malformazioni fetali che non prevedono la morte in utero» ed i «tempi di attesa obbligatori tra la certificazione e il procedimento».

Quindi la nascita di un bambino con malformazioni sarebbe un guaio? Esistono vite di serie A o di serie B? E i tempi di attesa non potrebbero costituire, forse, una possibilità in più affinché la donna sia libera di cambiare idea, prima che sia troppo tardi?

Vengono, poi, viste come un problema le veglie dei pro life nei pressi delle cliniche abortiste, dove questi ultimi, senza mai ostacolare l’accesso delle donne alle strutture sanitarie e con il massimo rispetto, offrono loro aiuto e consulenze gratuite. Ma perché mai le donne dovrebbero ascoltare “solo una campana” sul tema dell’aborto? Perché precludere loro la possibilità di avere alternative, la libertà di scegliere diversamente?

Prendiamo, dunque, come sempre, le distanze da chi mancasse di rispetto alle donne, ma esprimiamo la nostra vicinanza a tutti coloro che generosamente offrono il loro aiuto alle madri in difficoltà ed ai loro piccoli.

 

di Luca Scalise
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