23/02/2018

Informazione 2.0: quando è il linguaggio a essere fake

Pubblichiamo questo intervento sul mondo dell’informazione e le fake news, appena giunto in Redazione. 

Venerdì 23 febbraio a Oxford, presso la celeberrima Radcliffe Camera, è prevista una manifestazione pro-vita dell’associazione Abort67, parte di una lunga serie di appuntamenti in tutte le città del Regno Unito.

Spulciando il sito ufficiale, si apprende come Abort67 si definisca un progetto di educazione pubblica che cerca di cambiare il modo in cui l’aborto viene visto nel Regno Unito.

Il nome si rifà al 1967, anno durante il quale fu approvato l’Abortion Act, la prima legge che garantiva l’accesso all’aborto. Il sistema giuridico inglese si è poi evoluto fino a divenire uno degli ordinamenti più permissivi di tutto il mondo in tema di aborto: si può infatti abortire fino a 24 settimane in normali condizioni e fino alla nascita a fronte di una disabilità. Per dovere di cronaca, sono stati salvati bambini nati dopo 23 settimane di gestazione, e dunque quello inglese si può configurare a tutti gli effetti come un omicidio legalizzato. Inoltre, l’obiezione di coscienza è pressoché nulla perché i medici obiettori vengono sistematicamente ostracizzati dal pubblico impiego, contravvenendo alle più basilari tutele dei diritti umani.

Abort67 si propone di garantire piena protezione ai non nati – 8 milioni di vite sono state portate via solo nel Regno Unito dal 1967 – e sostiene che il modo più efficace sia proprio quello di sensibilizzare l’opinione pubblica con immagini anche forti di esseri umani abortiti.

Sul gruppo Facebook ufficiale degli studenti di un college universitario appare un messaggio dove si configura la manifestazione assolutamente pacifica come una protesta, e si invita chi volesse a… tenersi alla larga da essa, per stare al sicuro.

Un linguaggio di questo tipo, volutamente manipolatorio, farebbe pensare a una manifestazione di estremisti, e tale è la connotazione pregiudiziale che si vuole conferire a qualsiasi gruppo pro-vita che tenti di manifestare nelle città inglesi sedi universitarie.

Purtroppo la situazione di Oxford è preoccupante. L’università ha ricevuto una bandiera rossa per il free-speech per il quarto anno consecutivo.

A novembre una protesta condita da toni ingiuriosi e resistenza al servizio di sicurezza orchestrata della Oxford Student Union impedì alla Oxford Students for Life di tenere un dibattito. Dieci giorni fa è stata la Oxford Union, prestigiosa società di dibattito che si proclama indipendente e imparziale, ad escludere qualsivoglia rappresentanza pro-vita da una discussione sul diritto all’aborto nel mondo.

Oggi è un’associazione nazionale a fare le spese di un linguaggio volto esclusivamente ad allontanare, segregare chi la pensa in modo diverso, impedendo il dialogo e acuendo i risentimenti nella popolazione: in breve, istigando all’odio predicando al contrario sicurezza e inclusione.

Francesco


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