08/03/2022 di Francesca Romana Poleggi

In Italia schierarsi a favore delle donne costa: auguri donne!

Auguri a tutte le donne. O almeno a quelle che possono festeggiare. Certe donne non possono festeggiare perché non è consentito loro di vivere.

24 milioni di bambine uccise in un anno (secondo L’Oms) dovrebbe essere un dato interessante, su cui quanto meno riflettere, soprattutto per le femministe.

E così in occasione dell’8 marzo ci siamo “permessi” di affiggere dei manifesti con su scritto: «Potere alle donne? Facciamole nascere».

Questi manifesti sono stati vandalizzati, è stata vandalizzata a più riprese la sede di Pro Vita & Famiglia e l’assessore del Comune di Roma, Monica Lucarelli, ha dichiarato che avrebbe disposto la rimozione dei manifesti per il loro contenuto giudicato “violento, sessista e lesivo della dignità e dei diritti personali”.

Chiediamo a tutte le persone di buon senso di guardare con attenzione i manifesti in questione. 

    Cosa c’è di violento, sessista e lesivo della dignità delle donne?

Il gesto più sessista che si possa immaginare è sopprimere una creatura solo perché femmina, con       l’aborto selettivo. 

Il numero ricavato dividendo a metà i dati Oms, tra l'altro, è certamente arrotondato per difetto: non tiene conto dei criptoaborti che avvengono con le pillole post coitali e non tiene conto degli aborti sesso-selettivi che ormai non avvengono solo in Cina e in India, ma anche in Occidente dove alcuni sistemi giuridici, come per esempio nel Regno Unito e in Canada, li consentono esplicitamente. Perciò le bambine abortite sono certamente più della metà di tutti gli aborti, che sono stati più di 42 milioni e mezzo, nel 2021. Non calcoliamo neanche gli embrioni femmina che vengono sacrificati sull’altare del “diritto al figlio” con la fecondazione artificiale e l’utero in affitto.

In ogni caso, la cosa più violenta e lesiva della dignità  e dei diritti è la soppressione degli innocenti indifesi nel grembo materno.

Questo è un dato oggettivo e razionalmente inconfutabile.

Ma c’è di più. Perché, da donne, non ci stancheremo mai di ripetere (almeno finché la Lucarelli e i suoi non ci chiuderanno definitivamente la bocca) che la legalizzazione dell’aborto è essa stessa funzionale a una società sessista e maschilista: di fronte a una gravidanza imprevista o indesiderata, l’aborto legale deresponsabilizza totalmente il padre e la società: la madre è lasciata completamente sola.

Le viene raccontato da mezzo secolo che il “diritto” di “interrompere la gravidanza” le garantisce autonomia, libertà e la soluzione dei problemi che il bambino porterebbe con sé.

Non le viene detto che l’aborto ha delle conseguenze fisiche e psichiche su di lei, sulla madre, sulla sua salute.

Dallo Stato non le viene offerta alcuna possibilità di affrontare e risolvere i problemi sociali o economici che la inducono (spesso la costringono) ad abortire (chi offre aiuto e salva vite sono solo le ong private). 

Il padre del bambino “non può mettere bocca”, e molto spesso è ben contento di potersi defilare.

La società calpesta una manciata di norme costituzionali. Due su tutte: i «doveri inderogabili di solidarietà» dell’art. 2 e il dovere della Repubblica di «rimuovere gli ostacoli che impediscono… lo sviluppo della persona umana» dell'art.3, secondo comma.

Anzi, quel bambino nel grembo materno viene trattato come un ostacolo da rimuovere. 

Così la donna abortisce e poi tragicamente scopre che “interrompere la gravidanza” non riporta indietro l’orologio: era già madre di un bambino indesiderato. Ora è madre di un bambino morto, con gli stessi problemi socio-economici che l’avevano indotta (o costretta) ad abortire.     

Quindi: l’aborto uccide gli innocenti, fa male alle donne, e tra le vittime dell’aborto, nel solo 2021, ci sono state un paio di decine di milioni di donne. 

Ma questi manifesti, che avevano lo scopo di sensibilizzare le persone sulla questione del “femminicidio” più immane del momento, non sono stati “graditi”.

Auguri, donne. Aprite gli occhi.

Francesca Romana Poleggi e Maria Rachele Ruiu

 

PS: La signora Lucarelli dovrebbe riflettere anche lei: ella può "democraticamente" censurarci perché qualcuno le ha permesso di nascere.



 

 

 
Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.