17/04/2016

In Canada l’eutanasia è sempre più vicina

Il Canada avanza sempre più verso la legalizzazione dell’eutanasia.

Come abbiamo già scritto, l’anno scorso la Corte Suprema aveva di fatto spianato la strada al cosiddetto “suicidio assistito”, dichiarando incostituzionale la norma che lo vietava e  invitando l’esecutivo ad approvare una nuova legge entro l’arco di un anno.

Così è stata creata una commissione trasversale per discutere il tema, il dibattito è andato avanti e, alla fine, come riporta LifeSiteNews, il governo liberale presieduto da Justin Trudeau il 14 aprile ha presentato la sua proposta, il Bill C-14.

Nonostante le rassicurazioni del ministro della Giustizia Jody Wilson-Raybould, secondo cui si tratta di un disegno di legge molto “moderato”, per Alex Schadenberg, direttore esecutivo della Euthanasia Prevention Coalition, il testo sostanzialmente legittima l’omicidio.

La legge – che ora sarà discussa dal Parlamento – limita la possibilità di ricorrere all’eutanasia ai pazienti con più di 18 anni che soffrono di una malattia (anche mentale) o di una disabilità grave ed incurabile, causa di sofferenze intollerabili e di una condizione di vita inaccettabile. Inoltre, per essere uccisi è necessario riscontrare un avanzato stato di declino fisico, tale per cui la morte naturale sia ragionevolmente prevedibile.

Il paziente può richiedere l’eutanasia per iscritto e dietro approvazione di due medici o infermieri “indipendenti”, che decideranno nell’arco di 15 giorni.

Il disegno normativo è rivolto solo ed esclusivamente ai cittadini canadesi. In tal modo l’esecutivo intende evitare il macabro turismo eutanasico dall’estero.

Il governo tenta di presentare il tutto come un provvedimento illuminato e di buon senso, assolutamente rispettoso della libertà di tutti. Gli esperti e l’esperienza di quei Paesi dove l’eutanasia è legale da anni, però, dimostrano che basta una piccola falla nella diga per poi far crollare tutto, presto o tardi. Il piano inclinato è sempre davanti (vedi ad esempio qui e qui).

Per questo Schadenberg non è tranquillo. Sostiene infatti che non vi sono affatto garanzie sul giudizio super partes dei medici che approvano la richiesta di morte. I quali, oltretutto, godono di un’immunità pressoché totale nell’ambito dell’applicazione dell’eutanasia.

C’è poi anche un grave problema circa l’obiezione di coscienza dei medici e delle istituzioni religiose che gestiscono ospedali e cliniche.

I medici pro-vita dei Canadian Physicians for Life, per bocca del loro presidente Will Johnston hanno messo in luce questa grave carenza. Il disegno di legge infatti non proibisce l’obiezione di coscienza, ma nemmeno ne fa menzione, lasciando così il personale medico in balia delle singole situazioni delle varie realtà locali. Non solo. Stando a quanto scritto nel testo normativo, un medico il cui paziente chiede di toglierli la vita deve per forza inoltrare la richiesta a chi di dovere. In tal senso, quindi, sarebbe obbligato a partecipare all’atto eutanasico.

Dello stesso parere pure Albertos Polizogopoulos, avvocato di Canadian Physicians for Life, secondo cui la nuova legge viola gravemente il diritto fondamentale alla libertà di coscienza, garantita dall’ordinamento canadese.

L’associazione pro-life Campaign Life Coalition sta esortando i deputati a respingere il disegno di legge, in quanto è inammissibile permettere ad una persona di ammazzarne un’altra. Se questo principio entrasse nell’ordinamento giuridico, sarebbe l’inizio del caos. Peraltro, nonostante tutte le rassicurazioni e garanzie possibili, di fatto una norma sull’eutanasia renderebbe tutti i canadesi malati più vulnerabili, succubi dei più forti, che con raggiri potrebbero convincerli a chiedere la morte. Passerebbe inoltre l’idea che il suicidio è una possibile soluzione, magari la migliore, alle sofferenze della vita...

È questo che si vuole?

Redazione

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