14/05/2020 di Manuela Antonacci

In Africa strage di aborti “grazie” ad un’organizzazione svedese

Possiamo definirla una vera e propria “gara al massacro”, quella portata avanti da SIDA (Styrelsen för internationellt utvecklingssamarbete) agenzia statale per la cooperazione allo sviluppo svedese e DKT International, un’organizzazione che promuove la “pianificazione familiare”, le cui entrate provengono in gran parte dalle vendite di contraccettivi a basso costo. Nel 2019, DKT ha venduto oltre 805 milioni di preservativi, 93 milioni di cicli di contraccettivi orali, 30 milioni di contraccettivi iniettabili e 3,6 milioni di dispositivi intrauterini (IUD)

Entrambe le organizzazioni si vantano di aver evitato 1 milione e 200mila gravidanze e di avere praticato 1 milione e 600mila aborti (davvero bel record...!). Una vera e propria ecatombe portata avanti anche con la scusa di evitare o prevenire i danni del coronavirus, ma che convince molto poco dato che, tra i paesi coinvolti in questo eccidio, c’è l’Africa, che fino al 29 aprile risultava il Continente meno colpito dalla pandemia con 32mila casi e poco meno di 1.400 morti, se si pensa che, invece, a livello mondiale ci sono stati 3 milioni di contagiati e 220mila decessi.

Tuttavia pur sempre una bazzecola, se paragonata alle ultime statistiche che indicano una media annua di ben 8,2 milioni di aborti, in Africa, ma che evidentemente agli occhi dell’organizzazione svedese, tutta presa a falcidiare vite umana, non è ancora sufficiente. Infatti, la stessa SIDA ha impiegato ben 20 milioni di corone svedesi (1.863.688 euro) «per migliorare l’accesso a metodi contraccettivi, prodotti abortivi e consulenza nell’Africa orientale e meridionale», cioè a un gruppo di sei Paesi: la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia, il Kenya, il Mozambico, la Tanzania e l’Uganda.

Morale della favola: tutti chiusi in casa terrorizzati dal coronavirus e ossessionati da mascherina e gel disinfettanti e non ci rendiamo conto che il nemico che rappresenta una delle prime cause di morte al mondo, ovvero, l’aborto, ce l’abbiamo in casa (nelle varie strutture ospedaliere, anche nostrane, che praticano l’interruzione di gravidanza).

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