15/02/2020

Il ricatto a lavoro: «Abortisci o verrai licenziata»

Come abbiamo sempre detto, i bambini non sono le uniche vittime dell’aborto volontario: con essi, ci sono anche le stesse donne che vi fanno ricorso. Esposte ai rischi di questa pratica - tanto per la salute fisica, quanto per quella psichica - che spesso vengono loro celati, e ingannate da una falsa propaganda che mostra loro l’aborto come garanzia di emancipazione, spesso di abortire non ne vorrebbero proprio sapere, se non fossero costrette da una causa esterna o, peggio, da qualcuno.

Aiutate solo ad abortire e non a rimuovere le cause che portano ad una così tragica decisione, o a trovarvi alternative, le donne restano sole, con un’unica strada spianata e mille ostacoli sulle altre vie. Alla faccia della “libertà di scelta della donna”, di cui si parla tanto quando si chiama l’aborto “diritto”.

Come leggiamo su Corriere Adriatico le parole di una donna che racconta la drammatica esperienza del suo aborto. La 35enne afferma di aver avuto una relazione con il suo datore di lavoro e che dopo alcuni mesi i due avrebbero maturato la decisione di mettere al mondo un figlio. «All’improvviso, però, non è stato più d’accordo. Mi ha detto che se avessi portato avanti la gravidanza mi sarei giocata il lavoro. […] Mi ha minacciato, sosteneva che per me non sarebbe finita bene e che non avrebbe mai riconosciuto nostro figlio».

In seguito, «la donna sarebbe anche caduta in una profonda depressione a cui hanno fatto seguito la caduta nella droga e la richiesta di aiuto al Sert», il Servizio per le tossicodipendenze – fra le possibili conseguenze dell’aborto sulla la salute psichica delle donne, vi è, infatti, oltre alla depressione, alla sindrome da stress post traumatico e alle tendenze suicidarie, anche il rischio di abuso di alcol e stupefacenti.

Purtroppo, non è la prima volta che il mondo del lavoro vede una simile discriminazione nei confronti delle donne, volendole private della possibilità di essere madri. Chi dice di battersi per i diritti delle donne, perché non lotta affinché possano diventare mamme ed avere una carriera che consenta loro di conciliare vita lavorativa e vita familiare, invece di manifestare per l’aborto?

Chi dice di volere la libertà delle donne, perché non offre loro aiuto concreto e valide alternative, piuttosto che spingerle all’aborto e a tutto ciò che può comportare?

 

di Luca Scalise

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.