20/02/2023 di Gloria Callarelli

Il professor Giaccio: «Politica, economica ed elite speculano sull’ambiente a danno della popolazione»

“Le risorse sono limitate e la popolazione sta crescendo”. E’ questo in parole povere il concetto attorno al quale ruota il mondo globalista e le politiche sulla transizione ecologica che, secondo le lobby, sono le uniche in grado di “salvare il mondo” da un’autodistruzione certa.

Peccato che a conti fatti, come emergerà anche dall’intervista che di seguito proponiamo, è proprio questa ideologia che sta trascinando l’intero pianeta, probabilmente, a un punto di non ritorno tra autodistruzione e povertà, a beneficio delle élite. Tutto muove dalle teorie malthusiane del XVIII secolo le quali come accennavamo sostengono che la combinazione tra limitatezza delle risorse e crescita demografica, sarebbe, appunto, responsabile della povertà e della fame nel mondo.

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Ne abbiamo discusso con Mario Giaccio, già Professore di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia presso l’Università di Chieti-Pescara, che ci svela come dietro tutto questo interesse della politica e delle multinazionali, oltre che dei cosiddetti filantropi, si celi una vera e propria ideologia che qualcosa di green di sicuro alle spalle ce l’ha: i dollari. Giaccio è stato inoltre tra gli esperti e gli scienziati relatori del lancio della campagna “Custodiamo l’Ambiente custodendo l’Uomo”, promossa lo scorso 2 febbraio da Pro Vita & Famiglia per svelare le bugie dell’ambientalismo radicale.

«Da quando è stato scoperto il primo pozzo di petrolio in Pennsylvania – esordisce il Professore - ogni anno la data ultima dell’apocalisse delle risorse si sposta: il Club di Roma, che nel 1970 era già attivo sull’argomento, disse che nel 2010 non avremmo più avuto petrolio. Oggi fissano la deadline al 2060. Solo questo basterebbe a smontare un catastrofismo che assume sempre più i contorni di una vera e propria religione».

La domanda a questo punto, però, sorge spontanea: ma le risorse si stanno davvero esaurendo? Il professor Giaccio ci spiega lo stato delle cose: «Le risorse non sono realtà statiche, esse, al limite, sono finite ma si possono esaurire sia perché si esaurisce fisicamente la quantità sia perché una materia prima può diventare talmente costosa che diventa economicamente inaccessibile e dunque è come se non esistesse. E qui entra in gioco anche la politica e gli interessi di chi ci specula. Molto spesso, in passato, le previsioni della esauribilità delle risorse che venivano fatte non tenevano in considerazione le nuove scoperte o le innovazioni tecniche messe a punto. Per chiudere l’esempio sul petrolio, infatti, posso dire che inizialmente i pozzi erano profondi alcune centinaia di metri: oggi si scavano pozzi profondi oltre 8000 metri, con disponibilità evidentemente maggiori. In Italia il pozzo petrolifero di Monte Li Foi, in Basilicata, raggiunse la profondità di quasi 5.000 metri dei 6.600 complessivi previsti. Eppure avete fatto caso che non parlano più del petrolio che si esaurisce? Altrimenti si esaurirebbe automaticamente anche l’alibi sul quale stanno fondando la rivoluzione ecologista: l’immissione in atmosfera della CO2».

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Il punto vero della questione, secondo il professore, resta comunque la scarsa efficienza delle energie rinnovabili. Impossibile con l’uso esclusivo di esse sopperire alla richiesta mondiale di consumi nonostante quello che media e lobby vorrebbero farci credere: «Il mondo – spiega - sarà sempre più appannaggio delle élite. Le rinnovabili, infatti, hanno un limite e sono costose: il fatto che lo Stato per esse abbia previsto dei grossi contributi (14-15 miliardi di euro all’anno, l’Europa spende oltre 70 miliardi) ne è la prova. Questa politica europea non fa altro che impoverire le persone basando questo business verde su tante inesattezze e tanta disinformazione: pensiamo solo al fatto che per salvaguardare il clima, la produzione commerciale dall’Europa viene spostata alla Cina, Paese che però lavora con il carbone. Allora l’utilizzo intensivo di carbone in Cina non inquina invece in Europa sì? Questa è un’altra delle tante incongruenze che emergono e che, tra le altre cose, distrugge le economie di alcuni Paesi favorendone pochi altri».

Per Giaccio tutto gira, si diceva, sull’unico green che probabilmente per i mondialisti conta davvero: il dollaro. «Per l’Alta Finanza – chiude - il settore più redditizio in assoluto è per forza l’energia. Del resto questi comparti si inseriscono anche perché lo Stato fa la sua parte e paga. Blackrock, il più grande fondo d’investimento del mondo, più di qualche volta ha assicurato l’interesse per la transizione energetica, “purché i governi mantengano i propri impegni’”, ossia: purché i sussidi alle rinnovabili non vengano interrotti».

Dunque, altro che clima: se siamo in troppi e diamo fastidio è solo questione di soldi e di potere. Perché se loro mangiano caviale e noi dovremmo cibarci di insetti, se loro viaggiano in jet e noi dovremmo muoverci in bicicletta (quante persone potranno permettersi un’auto elettrica dato il loro costo quasi doppio e come si produrrà l’enorme quantità di energia elettrica occorrente?  Dove si troveranno, in così breve tempo, le risorse minerarie come rame, litio, cobalto, nichel e così via? Per inciso: l’attività mineraria è molto inquinante. Capite che non è certo questione di emissioni di gas serra. Che sia il caso di rifletterci prima che sia davvero troppo tardi.

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