25/10/2019

Il buon esempio della Polonia sull’educazione sessuale dei bambini

Mercoledì 16 ottobre i legislatori polacchi hanno votato a favore di un disegno di legge per criminalizzare «chiunque promuova l'attività sessuale minorile». Quindi uno stop alla pedofilia, una misura che ciascuno di noi riterrebbe giusta se non avesse il paraocchi del mainstream globale che, ovviamente, descrive ogni misura presa dalla maggioranza dei polacchi e dai suoi rappresentanti del PiS come «retrograda, discriminatoria, ultra conservatrice». Gli insegnanti che infrangessero il divieto, infatti, potrebbero rischiare fino a tre anni di prigione.

Mentre poche decine di manifestanti si radunavano fuori dal parlamento, i legislatori del partito Giustizia e Libertà (PiS) hanno votato a favore della calendarizzazione del progetto di legge nelle Commissioni Parlamentari competenti. Dalla Commissione uscirà un testo finale che poi dovrà essere messo ai voti in aula, sia alla Camera sia al Senato, nelle prossime settimane. Le attiviste pro gender e pro aborto hanno scelto da subito una linea durissima, dichiarando la mossa del Governo e della maggioranza pericolosa perché non consentirebbe l’educazione sessuale nelle scuole. Le scuole polacche non offrono un'educazione sessuale formale, ma insegnano agli studenti come «prepararsi alla vita familiare». Solo in alcune città, governate da sindaci e da maggioranze di sinistra o apertamente pro gay, si insegnano agli alunni  programmi di educazione sessuale, che strizzano l’occhio al gender e ai diritti riproduttivi, inclusi gli standard di “avviamento” alla pratica sessuale.  I critici alla nuova possibile normativa che bandisce, come in altri paesi inclusa l’Italia, l’educazione al gender e alle pratiche sessuali e riproduttive, hanno accusato il PiS di fomentare l'omofobia già durante la scorsa campagna elettorale, a causa delle ferme e risolute prese di posizione contro l’ideologia LGBTI e i matrimoni gay espresse da tutti i leaders politici del partito.

Marcin  Ociepa, parlamentare del PiS e promotore della legge, ha affermato che i timori che gli educatori possano finire dietro le sbarre sono solo una «interpretazione esagerata del disegno di legge» che invece «dice solo che non è consentito incoraggiare una persona di età inferiore ai 15 anni ... a fare sesso o svolgere altre attività sessuali». Anna Blus, di Amnesty International, ha descritto la legislazione come «scandalosa» e «estremamente vaga, ampia e che mette a rischio i giovani». L’IPPF European Network, un'organizzazione che promuove i diritti sessuali, riproduttivi e l’aborto, ha twittato mercoledì che il disegno di legge sarebbe «un fallimento morale».

I detrattori della nuova normativa contano sulla mancanza di maggioranza del PiS al Senato, ma negli ultimi giorni sia partiti di maggioranza che lo stesso partito di Governo hanno chiesto il riconteggio dei voti in molti collegi, vista l’enormità di voti nulli che si è registrata in alcuni seggi.

Tuttavia, sui valori educativi e sulla solidità delle convinzioni naturali e cristiane dei polacchi, ci sono ben pochi dubbi e difficilmente i senatori di altri partiti di ispirazione cristiana o di centro non appoggeranno la nuova norma. Certo è vero che il PiS cercherà di approvarla prima del giuramento dei nuovi membri del Parlamento, ma ciò non toglie che anche tra i nuovi membri del Senato ci saranno cattolici di partiti diversi che voteranno le proposte che promuovono valori civili (natalità, matrimonio, famiglia) e cristiani (educazione). Chi si stupisce, in Italia e nel mondo, della società e della politica polacca, dovrebbe considerare quanto sia discriminatorio e cieco il proprio atteggiamento, incapace di accettare la cultura e la storia di un popolo che sulla propria pelle ha sofferto le pene di due totalitarismi, quello nazista e quello comunista. Se le malattie sessualmente trasmissibili sono in forte crescita in tutta Europa, tanto da destare forte preoccupazione proprio nei paesi in cui la «libertà di educazione alla pratica sessuale e al gender» sono diventate un dogma educativo, difendere i propri bambini e giovani dalla promozione del sesso “take way” non è forse il dovere di ogni governante? La Polonia, esemplare per la sua crescita occupazionale ed economica, encomiabile per i risultati raggiunti nelle sue politiche di giustizia sociale e promozione della famiglia e natalità, dovrebbe essere additata come esempio di buone pratiche di successo. Lo sarà anche nella sua strenua lotta alla pedofilia e alla buona educazione. Certo non prenderemo ad esempio la Svezia, campione europeo delle infezioni di malattie sessuali trasmissibili, i cui recentissimi dati lasciano attoniti: circa 37 mila casi all’anno di Clamidia (di cui 80% tra ragazzi/e dai 15 e 24 anni); circa 1800 casi di Gonorrea di cui il 50% per atti omosessuali; in crescita Sifilide, Epatite B e C e aborto tra le giovani e giovanissime.

 

di Luca Volontè  

 

 

 

 

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