13/02/2020

Il boom della pillola del giorno dopo e dei suoi devastanti effetti

La pillola del giorno dopo, nonostante tutti gli effetti collaterali che comporta, sta avendo un vero e proprio boom tra le giovanissime: nel 2018 sono state vendute 573.100 confezioni contro le 363.600 del 2012: in sei anni più del 58%. Nel 2018 l’incremento è stato del 4%. Le produce la casa francese Hra Pharma, che in Italia ha accresciuto il suo fatturato del 170%, passando dai 4,4 milioni del 2012 agli oltre 12 milioni del 2018. Le pillole più usate sono principalmente due: la Norlevo, che va assunta entro le 72 ore dal rapporto sessuale, e la EllaOne, che va presa entro le 120 ore.

L’impennata nell’uso di questo tipo di contraccettivo si è avuta, com’era d’altronde prevedibile, dal momento in cui, l’8 maggio 2015, l’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) ha stabilito che l’EllaOne potesse essere fornita, alle giovanissime, senza ricetta. Infatti in un anno si è passati da 123.800 confezioni a 229.900, diventate 253.000 nel 2018, secondo Federfarma.

Ma quali sono gli effetti della pillola sulla fecondazione? C’è una leggenda metropolitana secondo cui la pillola non interferirebbe con l’annidamento. In realtà, ci informa il dottor Bruno Mozzanega, professore Aggregato di Ginecologia e Ricercatore dell’Università degli Studi di Padova, nonché docente di “Pianificazione Familiare” nella Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia e Presidente della Società Italiana di Procreazione Responsabile, che le cose non stanno esattamente così. Mozzanega smentisce la falsa teoria secondo cui EllOne sarebbe in grado di inibire o ritardare l’ovulazione quando viene assunto nei primissimi giorni fertili, ovvero nelle 36 ore che precedono l’ovulazione e, naturalmente, nel successivo giorno dell’ovulazione (i giorni più fertili nei quali si verifica oltre il 70% dei concepimenti).

Al contrario, sostiene Mozzanega, la pratica medica dimostra che, l’ UPA (l’Ulipristal acetato, Il principio attivo alla base di EllaOne che ne contiene circa 30 mg e viene utilizzato anche per curare i fibromi uterini) in qualunque giorno esso venga assunto nel corso del ciclo mestruale, altera invariabilmente lo sviluppo dell’endometrio, anche a dosaggi molto più bassi (un quinto) di quelli contenuti in EllaOne. Mozzanega sottolinea anche che “a riprova della sua scarsissima efficacia anti-ovulatoria, che l’ovulazione si verifica pressoché normalmente anche dopo l’assunzione regolare e ripetuta di EllaOne: nel 91.7% delle donne che hanno assunto il farmaco settimanalmente per otto settimane consecutive e nel 72.7% di quelle che l’hanno assunto ogni cinque giorni per lo stesso periodo.

Questi dati sono riportati dall’EMA (Agenzia europea per i medicinali) e confermano ulteriormente che non si può sostenere in alcun modo che il principio di EllaOne abbia un effetto anti-ovulatorio”. Da questo deriverebbe che tale farmaco, potrebbe essere perfettamente in grado di impedire l’annidamento e anche di interrompere una gravidanza già diagnosticata.

Dunque, di fatto, l’assunzione della pillola abortiva, prescritta e consumata come se fosse una innocua caramella, non fa che banalizzare quelli che in molti casi sono veri e propri aborti, che la donna sperimenta sulla sua pelle, spesso correndo dei rischi per la sua salute molto seri, di cui abbiamo più volte parlato. Un malessere psicofisico che la donna non ha nemmeno modo e diritto di indagare, un modo di vivere la sofferenza a cui viene negata la dignità dell’assistenza sia medica che psicologica, perché si arriva fino a rinnegare il dato dell’aborto e tutto il corollario di malessere che esso porta con sé.

 

di Manuela Antonacci

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