30/10/2020 di Manuela Antonacci

I vescovi italiani che hanno detto NO al Ddl Zan

Martina Pastorelli Fondatrice e presidente di CVI – Catholic Voices Italia e giornalista televisiva ha ultimamente ospitato sul suo profilo Facebook e sull’account di Twitter, una serie di video interviste realizzate ad alcuni vescovi, in cui si denunciano a chiare lettere le nefaste conseguenze che il ddl Zan porterà con sè e che vengono analizzate senza alcuna esitazione.

Tra i vescovi che si sono pronunciati in maniera più netta sul Ddl liberticida c’è monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia che, ai microfoni di Martina Pastorelli, ha sottolineato come questo ddl sia attraversato da uno spirito tutt’altro che libertario: «Si fa passare come normale una certa visione della sessualità e si silenzia ogni visione diversa, vista come attentato ai diritti», rendendo così impossibile creare un dialogo e manifestare serenamente ognuno il proprio pensiero. Una libertà, sottolinea, che non appartiene solo ai cattolici, ma, per diritto, ad ogni soggetto, così come i promotori di questo ddl rivendicano la libertà e il diritto a non essere discriminati.

Monsignor Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, ha invece voluto sottolineare la questione spinosa dell’utero in affitto che rischia di non poter più nemmeno essere condannata, se dovesse passare questa legge bavaglio, perché potrebbe rientrare tra le forme di incitamento all’odio e alla discriminazione punite dalla legge. Monsignor Giulietti, senza lasciare spazio a dubbi, sostiene che si dovrebbe parlare, non di utero in affitto, ma di “affittare un’esperienza” riguardo i nove mesi di gestazione perché «non si tratta di affittare un garage, ma si tratta di un’esperienza che lascia una traccia non ineliminabile semplicemente, ma anche biologica, spirituale, tra due soggetti, perché la maternità è una cosa seria». E poi «c’è l’interesse primario del bambino che ha diritto ad avere legami con coloro che lo generano perché questi legami non sono removibili dalla psicologia profonda delle persone», si tratta di questioni di «profonda umanità», sottolinea, che vanno colte non solo da chi ha una formazione cristiana ma anche da chi è capace di cogliere la verità delle cose.

Non le manda a dire nemmeno monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo: «La chiesa non è mai stata nemica degli omosessuali ma tende a ribadire l’oggettività delle cose, proprio a tutela del bene ultimo delle cose. La confusione più grossa io la vedo sul concetto di libertà, spesso si dice ‘io non la penso così, non è la soluzione giusta’ ma se qualcun altro vuol farlo, lo faccia pure, chi sono io per oppormi? Questa è una situazione patologica» - ha continuato Suetta - «indotta per indebolire le persone rispetto ad aggressioni virali ma questo non è un virus fisiologico ma un virus dell’anima, di cattivo pensiero».

Parole, quelle dei vescovi, dalle quali emerge che il Magistero della Chiesa è davvero immutabile e sempre e per sempre dalla parte dell’uomo e del suo vero bene.

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