31/01/2022 di Luca Volontè

Gli eufemismi che nascondono il dramma di eutanasia e suicidio assistito

La Camera bassa del Parlamento irlandese, il Dáil Éireann, sta attualmente esaminando il "Dying with Dignity Bill 2020". La caratteristica più sorprendente di questo disegno di legge è che non menziona le parole "suicidio assistito" o "eutanasia" in nessuno dei suoi criteri di qualificazione o disposizioni, ma usa invece espressioni e frasi come "assistenza nel morire"; "la prescrizione di sostanze che possono essere ingerite oralmente"; "prescrivere e fornire i mezzi di autosomministrazione" e "la sostanza o le sostanze possono essere somministrate".

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Il linguaggio è importante. Può convincerci a comprare prodotti quando sono etichettati e confezionati in modo attraente. Può anche plasmare gli atteggiamenti e gli approcci delle persone a questioni controverse. Il suicidio assistito e l'eutanasia sono etichettati e confezionati in modo attraente nel ‘Dying with Dignity Bill’ attraverso l'uso di termini eufemistici che oscurano importanti distinzioni etiche ed empiriche, ma sono molto capaci di influenzare l'opinione pubblica a favore del suicidio assistito e dell'eutanasia.

Questi eufemismi sono costruiti di proposito, come falsificazione del linguaggio e di senso proprio della realtà, dissociando il linguaggio dall'esperienza della realtà e mettendo al suo posto qualcosa di illusorio. In questo caso, non unico nelle legislazioni sull’eutanasia, già il titolo della proposta di legge è emblematico di questa tendenza menzognera. Usando l'eufemismo "morire con dignità" si dissocia la scelta di togliersi la vita intenzionalmente o di farla terminare deliberatamente da un operatore sanitario. Si elimina quindi ogni riferimento all'esperienza del "suicidio" o dell'"eutanasia", che è ciò di cui trattano le disposizioni della legge.

Ciò implica che una morte con dignità si ottiene solo con il suicidio assistito o l'eutanasia. Altri esempi chiarissimi si trovano nell’uso di eufemismi come quelli di "ingestione orale" e "autosomministrazione", lontani dalla realtà di commettere suicidio ingerendo o autosomministrando farmaci letali prescritti o forniti da un medico o infermiere.

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Anche la disposizione per l'eutanasia nella sezione 11 del progetto di legge è espressa in modo eufemistico, affermando che nel caso in cui non sia possibile per una persona autosomministrarsi i medicinali, "allora la sostanza o le sostanze possono essere somministrate" da altri "con l'intenzione di consentire alla persona di porre fine alla propria vita". La disposizione per l'obiezione di coscienza nella sezione 13, invece, obbliga i medici che non vogliono partecipare alla fine della vita di un paziente a prendere accordi "per il trasferimento delle cure" del paziente ad un altro medico.

Cure? Le cure, dunque, sarebbero quelle di costringere un medico che non vuole cooperare nel porre fine alla vita di un paziente a mandare il paziente ad un altro medico che, invece, lo farà. Insomma, si diffonde l’eutanasia ed il suicidio assistito propagandandoli come atti di libertà e carità, ma a ben vedere, non c’è nulla di vero in tutto ciò a partire dalle parole false e dal terrore degli stessi promotori di esser sinceri.

La discussione irlandese sulla legge, per ora, è ferma nella Commissione Speciale del parlamento dal luglio dello scorso anno, dopo le critiche taglienti di migliaia di medici e professionisti sanitari. Tuttavia il pericolo che anche in queste materie legislative, al di là della loro terribile valenza, si usi un linguaggio eufemistico per celare la realtà dei fatti, rimane molto grave.

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