«Siamo scesi in piazza per denunciare che i bambini nel grembo materno, esseri umani come noi, sono costantemente discriminati e lo abbiamo fatto oggi, 1 marzo, nella Giornata Internazionale contro le Discriminazioni. Dal 1978 ad oggi oltre 6 milioni di nascituri non hanno visto la luce, discriminati perché considerati ingiustamente come un grumo di cellule. Dove è il loro diritto alla Vita? Perché non viene loro garantito questo primo e fondamentale diritto, senza il quale non ci sarebbero, a cascata, tutti gli altri? Secondo un recente studio il 96% dei biologi, su un totale di oltre 5.500 specialisti intervistati, riconosce l’umanità del concepito e che la vita inizia dalla fecondazione. Ecco perché è urgente che vengano discusse e approvate le proposte di legge, già presenti in Senato (dei senatori Menia, Gasparri e Romeo), alcune delle quali vogliono riconoscere la capacità giuridica e l’umanità del concepito». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, durante il flash mob di oggi organizzato dall’associazione in Piazza della Rotonda a Roma, davanti al Pantheon, durante il quale sono state esposte decine di immagini di embrioni, ognuno con un nome (Matteo, Maria, Sofia, Davide, Chiara, Giulia, ecc.) e ognuna con un messaggio di denuncia contro le discriminazioni, la mancanza di futuro e di tutela della vita che i nascituri subiscono ancora oggi in Italia.
«Viviamo un gelido inverno demografico, l’Italia risponda con una nuova primavera di natalità, certamente con investimenti per la vita e la famiglia, ma sia capofila per combattere e superare questa orrenda discriminazione riconoscendo che i diritti inviolabili dell'uomo siano riconosciuti anche ai nascituri, i più piccoli essere umani indifesi, come tra l’altro pensa il 64% degli italiani in un recente sondaggio nazionale» ha aggiunto Maria Rachele Ruiu, l’altra portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus «Non è giusta e inclusiva una società in cui l'età, la grandezza, il luogo in cui ci si trova, è motivo di discriminazione. Non possiamo accettare che esistano categorie che determinino il valore di un essere umano: è l’origine di tutte le discriminazioni. Nel 2024 è anacronistico parlare di grumo di cellule. Non c'è un prima o un dopo né una bacchetta magica che dà patenti di umanità: i diritti umani nascono nel grembo materno» ha concluso Ruiu.