30/12/2014

Gender, slogan, diritti e libertà

I sostenitori dell’ideologia del gender accettano per lo più in modo acritico una visione della realtà umana che è profondamente distorta ed intrinsecamente  contraddittoria.

Molti si sono fatti convincere da una serie di reclame e cercano a loro volta di indurci ad accettare questa ideologia perversa basandosi su una serie di frasi fatte.

E’ questa la forza dell’ideologia del gender: convincere per battute pubblicitarie, per spot. Quello che c’è, dal punto di vista teorico, semplicemente non sta in piedi. Non giudico le intenzioni, anche perché in molti si illudono di lottare per una giusta causa: credono di adoperarsi per abbattere le discriminazioni, superare gli stereotipi, etc.

In breve: i buoni difendono i diritti degli omosessuali, i cattivi li negano, in quanto omofobi.  Punto. Fine della discussione. Il mainstream impone di accettare supinamente il fatto che nelle civiltà occidentali “più progredite” i “matrimoni omosessuali” sono già un diritto e negarli equivale a fare un torto a persone discriminate, e via dicendo, con una sequela di slogan ad effetto il cui elenco si allunga ogni giorno di più.

Gli ideologi della indifferenza di genere sempre pronti ad attaccare qualunque tentativo di discussione dei loro presupposti utilizzando una lunga filastrocca di frasi fatte: ma è sufficiente una semplice analisi dei loro luoghi comuni per mostrare che si tratta di un inganno, di un colossale imbroglio.

gay

Alla radice di questa grande bugia del gender sta una debolezza cognitiva oggi molto diffusa, tipica di molte società occidentali, delle più “progredite” società democratiche: confondere ciò che è morale con ciò che è legale.

Così, a seguito di una distorta idea di democrazia, la nostra società si basa sempre più sul concetto di “fattibilità legale” dei comportamenti più disparati, portando gradualmente a renderli anche “moralmente accettabili” e demolendo agli occhi di molti, e per di più in nome della legge, gli ultimi ostacoli alla loro attuazione. È come se si instaurasse un circolo vizioso dalle conseguenze estreme: diventa automaticamente un diritto ciò che si reputa più o meno ingenuamente tale, ciò che la mentalità comune impone di pensare che sia tale con la conseguenza che rapidamente diventa “un diritto” ciò che fino a poco tempo prima era illegale (basti l’esempio dell’aborto).

Si noti che ciò accade al di là di qualsiasi argomento razionale, sul solo fondamento della retorica. Diventa allora sintomatico ed allo stesso tempo comprensibile che un parlamentare abbia proposto il matrimonio tra persone ed animali: che male c’è? Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole, purché rispetti la legge. E così il cortocircuito è chiuso: per la legge si può fare ciò che si vuole, basta che ci sia un consenso sufficientemente diffuso.

Domani continueremo a ragionare insieme sull’ingegneria sociale che oggi vorrebbe cambiare il mondo.

Alessandro Benigni 

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