22/11/2021 di Manuela Antonacci

Gender. L’asterisco arriva al Liceo Cavour di Torino e si grida alla “rivoluzione”

Come abbiamo sottolineato più volte, in questo periodo, ciò che l’affossamento del ddl Zan ha fortunatamente evitato - cioè il dilagamento forzato dell’ideologia gender nelle scuole - sta rientrando “dalla finestra”, attraverso provvedimenti “ad hoc” adottati da alcune scuole italiane, uno fra tutti la carriera alias, approvata in ben 10 istituti del nostro paese.

Stavolta, invece, la carriera alias non c’entra, ma siamo di fronte alla storpiatura dell’italiano anche dal punto di vista grafico, per assecondare certa ideologia. Al liceo Cavour di Torino, infatti, si è pensato bene di violentare e stravolgere la dignitosa funzione grafica dell’asterisco, come segno di richiamo a note marginali o a piè di pagina, per trasformarlo nel simbolo del genere neutro. E sì, perché al posto di "studente" o "studentessa", al liceo classico Cavour, d’ora in poi si userà "student*", non più "ragazzo" o "ragazza", ma "ragazz*".

Può sembrare una bazzecola ma non lo è, perché è evidente la presa di posizione della scuola a favore della fluidità di genere. Queste adesioni ideologiche, infatti, partono sempre dal linguaggio, tant’è che tutto il mondo ricostruito nel sistema di pensiero che ruota intorno all’ideologia gender si esprime in una sorta di neolingua che risemantizza concetti che da sempre fanno riferimento alla realtà biologica, svuotandoli del loro senso originario e conferendo sfumature lessicali con cui si vorrebbero imporre tutt’altre credenze.

Ciò evidentemente, non risparmia nemmeno i segni grafici e, ciò che è più grave, è che il liceo in questione ha adottato questo provvedimento rispondendo niente meno che ad un progetto del Miur "Noi siamo pari", con cui, in teoria, si dovrebbe lavorare sui temi dell’“inclusione di genere”. La decisione era stata presa a maggio dal Consiglio d'Istituto, su proposta di un docente. Pieno appoggio da parte del preside Vincenzo Salcone che, muovendosi nel solco del “politicamente corretto” ha dichiarato: «Le generazioni che frequentano adesso le superiori sono molto avanti. C'è una grande sensibilità verso questi temi e la risposta è stata estremamente positiva. Abbiamo formalizzato all'interno di un regolamento quello che loro vivono nella quotidianità. La nostra Costituzione vieta le discriminazioni, incluse quelle sul sesso. Non abbiamo fatto niente di rivoluzionario, se non dare attuazione al trattato costituzionale nelle nostre normative interne".

Eppure c’è chi non la pensa così e anche la politica ha fatto sentire la sua voce: per la parlamentare di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, «esiste un modo per non discriminare che non storpia l'italiano. In questo la scuola dovrebbe dare l'esempio, non cedere a provvedimenti ideologici che, peraltro, anziché difendere l'identità di ognuno l'annientano». La deputata, peraltro, ha anche annunciato la sua volontà di scrivere al ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, per approfondire la questione.

E noi ci chiediamo quanto questo provvedimento sia realmente legato al tema della discriminazione e quanto, invece, non abbia il sapore di una mossa “politica” e ideologica.

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