11/07/2020 di Francesca Romana Poleggi

Gender e totalitarismo

È stato pubblicato nel giugno scorso uno studio dell’ex direttrice del Center for the Study of Higher Education presso l'Università del Kent, Joanna Williams, che si intitola The Corrosive Impact of Transgender Ideology , cioè «L’impatto corrosivo dell’ideologia transgender». 

Questa ricerca spiega, dati alla mano, come il transgenderismo  negli ultimi vent’anni sia divenuto un punto focale dell’agenda politica dei Governi inglesi e come la tensione nell’assecondare i desideri della (piccola) comunità trans abbia comportato l’erosione dei diritti delle donne e gravemente compromesso l’esigenza sociale di tutelare i minori.

Quanto alle donne, a livello internazionale buona parte del movimento femminista (e soprattutto le associazioni lesbiche) è molto critico con chi pretende di equiparare in tutto i maschi “che si sentono donne” alle donne vere. Non è solo una questione di giustizia (i trans pretendono di gareggiare negli sport agonistici con le donne); è anche una questione di sicurezza, nelle toilette e negli altri luoghi riservati alle donne.  Il Dipartimento per l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano (HUD) dell'amministrazione Trump ha recentemente proposto un nuovo regolamento federale che consentirebbe ai rifugi per senzatetto femminili di essere veramente per sole donne, vietando l'ingresso a chi si dichiara trans. Si sono registrati, infatti, diversi casi di violenza sulle donne ricoverate e John Ashmen, presidente dell'associazione Gospel Rescue Missions, ha detto che tra i barboni si sentono dire frasi come:  «Amico, se vai alla Rescue Mission e dici loro che sei transgender, puoi dormire nel dormitorio delle donne e persino fare la doccia con loro».

L'ideologia (gender) pervade tutti i centri del potere, scrive la Williams: i media, la scuola, il mondo accademico, le forze dell'ordine, gli assistenti sociali, la medicina e la politica: è in nome dell'ideologia, quindi, che si prescrivono farmaci  bloccanti della pubertà  a minorenni, si obbligano medici psicologi e assistenti sociali a “confermare” il genere percepito dalle persone sessualmente confuse o con disforia (quando sarebbe più logico, più umano e meno doloroso aiutare queste persone che si percepiscono nel corpo sbagliato - specie i giovani e i giovanissimi - ad adeguare la loro mente al corpo, piuttosto che il contrario); nelle scuole gli studenti sono accompagnati nel “transito sociale” (cioè vengono trattati da maschi o da femmine, secondo quello che desiderano) a prescindere dal consenso dei genitori. A volte a loro insaputa.

C'è poi una considerazione sociologica particolarmente degna di nota, nello scritto della professoressa inglese. 

L'espansione dei “diritti” dei transgender è andata di pari passo con l'espansione dell'ingerenza  statale e istituzionale (sia pubblica che privata) nel linguaggio e nel comportamento dei consociati. Ciò è avvenuto in concomitanza a una evidente trasformazione delle istanze degli attivisti LGBT di oggi, rispetto al movimento per i diritti degli omosessuali di trent’anni fa. 

Inizialmente, sull’onda della rivoluzione sessuale del Sessantotto, omosessuali e trans cercavano la libertà dallo Stato, la libertà di essere e di fare quel che volevano, la libertà di trasgredire. Oggi, l’attivismo LGBT chiede riconoscimento e protezione allo Stato sotto forma di un suo intervento che limiti la libertà di pensiero e di parola di quelli che non condividono i loro stili di vita e i loro (dis)valori.

D'altra parte, lo Stato contemporaneo, che formalmente si chiama democratico, sostanzialmente tende a sopprimere i corpi intermedi (famiglia, nazione) per esercitare il suo potere sugli individui in modo diretto e quindi più efficace. Non possiamo dimenticare, per esempio, sempre in Inghilterra, le tragiche sorti di Charlie Gard e Alfie Evans: due bambini disabili eutanasizzati “nel loro miglior interesse”, nonostante la strenua opposizione dei genitori.

Ma lo Stato totalitario, il Leviatano, è in grado di esercitare il suo dominio in modo tanto più invadente ed efficace, quanto più l'individuo è fragile. Non gli basta, perciò, neanche privarlo dei corpi intermedi. Gli fa comodo un individuo insicuro, annichilito, “decostruito”, liquido, “queer” senza identità (sessuale). 

Benvenga, quindi, la proposta italiana di legge liberticida contro l’omo-transfobia: i bambini, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, dovranno «celebrare» l’omosessualità e il transgenderismo (si veda l’art. 5, comma 3, della Proposta di testo unificato «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi»). E i genitori o gli educatori che osassero opporsi, perché magari queste celebrazioni sono affidate alla creatività dei travestiti (cd. drag queen) invitati a rapportarsi con i bambini per narrare loro favole ispirate all’ideologia gender, rischierebbero multa e carcere perché commetterebbero «atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere» (art. 604 bis, lett. a, come risultante secondo la proposta di testo unificato citata).

Stessa sorte per coloro che volessero spiegare  ai maschi che è bello essere maschi e alle femmine che è bello essere femmine, perché così la società umana si evolve e cresce, mentre i rapporti omoerotici sono ontologicamente sterili; per non parlare di professionisti, medici e psicologi, che osassero invitare le persone (e i ragazzini) sessualmente confusi a soprassedere dal loro proposito di “cambiar sesso” e a ricercare le cause del loro “male di vivere” altrove. 

Nel Regno Unito, dove  normative di questa portata sono in vigore da tempo, «Il numero di tredicenni che ha chiesto di “cambiare sesso” nell'ultimo anno è aumentato del 30%, mentre il numero degli undicenni è aumentato del 28%. I pazienti più giovani avevano solo tre anni. Tre quarti dei bambini che hanno assunto i farmaci ora sembrano ragazze», ha rilevato lo studio della Williams. I dati del sistema sanitario inglese del resto dicono che negli ultimi 10 anni i bambini trans sono aumentati del 4.400% (quattromilaquattrocento, non “quattro - punto - quattro”...).

Insomma, in  passato essere radicali significava chiedere maggiore libertà allo Stato e alle Istituzioni; oggi essere radicali significa richiedere restrizioni alla libertà degli altri. E ben volentieri lo Stato asseconda i deliri surreali di una piccola  minoranza della popolazione, perché è funzionale al consolidamento di un potere che di democratico, nella sostanza, ormai non ha più nulla. 

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