27/01/2016

Gender alle Olimpiadi: in gare tra le donne quelle col pisellino

LifeSiteNews ci informa che l’ideologia gender ha conquistato il podio olimpico.

Già dal 2012 gli atleti transessuali maschi, operati per sembrare femmine, erano stati ammessi a gareggiare tra le donne.

Era necessaria l’avvenuta castrazione e almeno due anni di terapia ormonale.

Alle prossime Olimpiadi di Rio, invece, sarà consentito gareggiare tra le donne anche ai transgender che non hanno fatto l’operazione cruciale. Si richiede solo che i loro livelli di testosterone siano certificati sotto la soglia normale per gli uomini per un anno.

La decisione è stata presa da un gruppo di scienziati e di avvocati dei diritti umani a novembre ed è stata rivelata dal Comitato Olimpico (CIO) la scorsa settimana.

Il comitato ha motivato la decisione per il “crescente riconoscimento dell’importanza di autonomia delle identità di genere nella società, che si riflette nelle leggi di molti Paesi in tutto il mondo.”

Essi ritengono che la presenza o meno dei genitali non compromette le eque condizioni di concorrenza.

D’altro canto, anche se dal 2003, l’ “iperandrogenismo”, era stato ritenuto un vantaggio ingiusto per le atlete di sesso femminile, l’anno scorso la Corte di Arbitrato per lo Sport (CAS) ha stabilito che non vi sono prove sufficienti che troppi androgeni conferiscano un vantaggio sleale.

Il Comitato olimpico, però, con non molta coerenza, ha invitato tutte le associazioni sportive internazionali a fare lobby nei confronti della Corte affinché ripristini la regola sugli ormoni androgeni: insomma, per il CIO, i maschi “trans”, che sono nati e cresciuti maschi (con livello di ormoni androgeni da maschi) possono competere con le donne, mentre le donne che – anche per natura – avessero troppi ormoni androgeni nel sangue saranno escluse.

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Fallon Fox, nato uomo, gareggiando con le donne, ha massacrato Tamikka Brents ...

Solo nel pugilato e nelle arti marziali “il miscuglio” non si potrà fare: dicono che in questi sport violenti perdere una gara non è solo un problema psicologico, ma può avere gravi ripercussioni fisiche. Infatti nel 2014 un trans boxer, nato maschio, di nome Fallon Fox ha massacrato una donna, Tamikka Brents, causandole lesioni gravi e ponendo fine alla sua carriera.

C’è anche da dire che diversi scienziati – meno influenzati dalla necessità di seguire le ideologie alla moda – sostengono che un anno di livelli bassi di testosterone non significa proprio niente: quella persona continua a beneficiare della forza fisica e fisiologica che ha accumulato nei 20 anni in cui è stato naturalmente maschio. Dicono costoro che ci vogliono almeno 15 anni per smaltire completamente gli effetti di 20 anni di testosterone naturale nel sangue...

Non solo: l’imprinting del cervello maschile (o femminile) non cambia, è diverso fin dalla vita prenatale, e la carica di aggressività e competitività (quella che potremmo definire “l’esser portati per lo sport”) dei maschi è e resta naturalmente maggiore di quella delle femmine.

Insomma, non preoccupiamoci troppo di doping o altro: l’importante è partecipare.

Francesca Romana Poleggi

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