Ci auguriamo che la Corte Costituzionale non entri per l’ennesima volta a gamba tesa scavalcando i poteri legislativi del Parlamento e dunque non apra ulteriormente le maglie, già purtroppo larghe, del suicidio medicalmente assistito in Italia. Dare a un medico la possibilità di somministrare un farmaco letale significa trasformarlo in un sicario, significa fare in modo che egli possa tradire l’etica e la professione medica procurando la morte.
Questo caso conferma che “decidere” di morire non riguarda solo una persona perché la vita è anche un bene sociale, non solo personale e legalizzare il suicidio assistito non è un atto neutro poiché cambia la cultura, crea precedenti, apre a derive. Inoltre, non ci stancheremo mai di ripeterlo, parlare di “morire con dignità” è fuorviante, perché essa non dipende solo da salute, forza e autonomia. Come un neonato non perde la sua dignità perché dipende dai genitori, allo stesso modo non la perde un anziano, un malato o un disabile. Contrariamente sarebbe una logica materialista, cinica, frutto della cultura dello scarto mentre la realtà ci dice che la dignità è qualcosa di intrinseco in ogni essere umano, anche nei momenti più fragili e dolorosi. Dalla Consulta, quindi, ci aspettiamo una sentenza in linea con la tutela e il rispetto della Vita, della sua dignità e della professione medica, perché una società giusta non elimina il sofferente, ma allevia e cura le sofferenze.
Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, sul caso di “Libera”, nome di fantasia di una 55enne toscana, completamente paralizzata e affetta da sclerosi multipla, che avrebbe avuto accesso al suicidio assistito ma non può autosomministrarsi il farmaco letale e per questo il suo caso arriverà alla Consulta con l’udienza del prossimo 8 luglio, dopo che il Tribunale di Firenze ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla possibilità che possa essere il suo medico a somministrare il farmaco, dunque in violazione dell’art. 579 del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente.