«Le nostre affissioni censurate per motivi ideologici», così Francesco Perboni, referente regionale di Pro Vita & Famiglia Onlus in Emilia-Romagna e Simone Ortolani, che ha curato l’iniziativa a livello locale, denunciano lo stop ricevuto dai comuni di Bologna e Rimini ai manifesti per chiedere una legge nazionale sulla libertà educativa dei genitori, nel contesto della campagna "Mio Figlio No - Scuole Libere dal Gender".
«I comuni hanno motivato la decisione sulla base di un presunto coinvolgimento diretto di minori, e perché lesivi della dignità delle persone. La prima affermazione non regge in quanto i volti che appaiono sono generati con l'AI e anche le motivazioni che additano i manifesti come lesivi della dignità sono false e faziose, perché il messaggio delle affissioni vuole rendere noti all'opinione pubblica casi realmente accaduti nelle scuole Italiane, ormai sempre più frequentemente, dove il primato educativo della famiglia su temi sensibili come questi è stato completamente scavalcato da una vera e propria "colonizzazione ideologica" del gender, come la definiva anche Papa Francesco, che non fa che confondere l'identità dei giovani. Il nostro sito, inoltre, riporta informazioni reali e casi concreti accaduti, in un dossier aggiornato costantemente con le segnalazioni dei genitori che si rivolgono a noi sempre più spesso».
«Ci sorprende - concludono Perboni e Ortolani - apprendere che le giunte comunali di Rimini e Bologna, guidate dai sindaci del PD rispettivamente Jamil Sadegholvaad e Matteo Lepore, si spaventino dai nostri messaggi e in particolare Rimini per l'uso della parola "lotta" in alcuni dei nostri articoli. Riteniamo che sia non solo legittimo, ma doveroso lottare per difendere i nostri figli da tutto questo, siamo fieri di rappresentare le famiglie che dicono "Mio figlio No"! e valuteremo di agire nelle opportune sedi legali per difenderci da questa ideologica, politica e ingiusta censura».