19/08/2018

Fecondazione artificiale: rischi reali e inutile panico a Brescia

Il 6 agosto scorso è nato e morto agli Spedali Civili di Brescia un piccolissimo prematuro di 22 settimane, Paolo, a causa di un batterio (Serratia Marcescens), che ha colpito anche  altri nove bambini della terapia intensiva, tra cui il gemello di Paolo, che però sono guariti: la stampa ha suscitato un inutile panico da contagio e ha omesso il fatto che Paolo fosse frutto di fecondazione artificiale. 

Benedetta Frigerio, su La Nuova Bussola Quotidiana, si chiede: «Come mai anche il primario dell’ospedale ha taciuto tutta la verità, limitandosi a dire che il piccolo era “nato in condizioni da subito critiche”? Perché non difendersi e soprattutto non raccontare nei dettagli la vicenda per evitare il panico generale facendo pensare che un batterio come quello in questione, abbastanza diffuso, sia un “batterio killer” come titolavano alcune testate? Che all’ospedale convenga di più tacere per non mettere in cattiva luce una realtà redditizia come quella della fecondazione assistita?».

Domanda retorica.

Il business della fecondazione artificiale, alleato all’ideologia antiumana e scientista che sottende la  cultura della morte nelle sue varie declinazioni, pretende una spessa coltre di omertà sulle “controindicazioni” relative alla fecondazione artificiale.

È lo stesso principio per cui si nascondono gli effetti collaterali degli anticoncezionali, dell’aborto, del “cambiamento” di sesso etc., etc.

Noi abbiamo più volte parlato dei rischi annessi alla fecondazione artificiale (tutto ciò che è immorale comporta anche conseguenze materiali deleterie, prima o poi...): abbiamo parlato della strage di innocenti che comporta, dei rischi che corrono le donne che vendono gli ovuli, le donne che ricevono in grembo l’embrione fecondato in vitro e dei rischi per i bambini risultanti: potete leggerne ad esempio qui (cosa c’è nel brodo di coltura degli embrioni?), qui (si evolve una nuova specie umana?), e qui (... e il diritto alla salute dei bambini?).

La disinformazione sulla fecondazione artificiale e sui rischi che comporta è colpevole: molto peggio delle tanto temute “fake news” che circolano in rete...

La Frigerio rimarca la questione riportando dati scientifici che avrebbero dovuto suscitare allarme da tempo, se l’ideologia e il business non avessero ormai la meglio sulla scienza. Nel settore della fecondazione artificiale ciò è tanto vero che persino un professionista del settore ha denunciato la grave disinformazione causata dall’ideologia che colpisce i ginecologi e provoca quindi effetti deleteri sulle loro pazienti.

Scrive la Frigerio che nel 2017 l’American Journal of Obstetric & Gynecology ha pubblicato uno studio che ha seguito fino ai 18 anni neonati nati naturalmente e tramite fecondazione artificiale: «I bambini concepiti in seguito a trattamenti per la fertilità sono a maggior rischio di tumori infantili» (su 242.187 casi l’incidenza di neoplasie era più del doppio nei nati in provetta). L’anno precedente la Pediatric Blood & Cancer rilevava  «un maggior rischio statisticamente significativo» per retinoblastoma e tumori del rene. Su Pediatrics del 2016 si osservava anche «un aumentato rischio di leucemia» e «un elevato rischio di linfoma di Hodgkin» nei bambini “sintetici” frutto di fecondazione artificiale.

Continua la Frigerio: «Il British Medical Journal nel 2014 pubblicò invece i risultati dell’Evidence Based IVF Group sul fatto che chi nasce tramite fecondazione in vitro ha il 50 per cento di rischio maggiore di nascita prematura con ben il 70 per cento in più di nascita gravemente precoce. A ciò seguono i problemi di peso (inferiore a 1,5 chili nel 10 per cento nelle gravidanze bigemellari (25 nelle gravidanze di tre gemelli e oltre il 50 in quelle di quattro o più). A ciò si associa una mortalità perinatale di 4-5 volte superiore nelle gravidanze gemellari (9 volte superiore se i gemelli sono tre). Maggiore è anche la probabilità di morte dopo il parto, 3 volte superiore nei gemelli, e persino quella infantile: 5 volte più elevata. Cresce anche il rischio di paralisi cerebrale: 7 per cento per i gemelli e 28 per tre gemelli. Sono poi diffusi i problemi di ritardo nel linguaggio e nell’apprendimento.

Sempre nel 2014 la rivista Human Reproduction spiegava che durata della gravidanza e peso del bambino dipendono dal tempo trascorso nel terreno di coltura in vitro, ma purtroppo “non si conosce quale sia il metodo di coltura più efficace per la miglior riuscita della Fiv”. Ci sono poi studi sulle malattie degenerative che colpiscono con più frequenza i nati in provetta, mentre i centri riabilitativi per bambini segnalano che la maggioranza degli handicappati sono nati in provetta. Già nel 2002 Strömberg rivelò che in Svezia gli handicap neurologici, sensoriali o mentali, i disturbi comportamentali, le malformazioni, i ritardi dei bambini in carico ai centri riabilitativi del servizio sanitario nazionale erano presenti in percentuale maggiore nei nati tramite fecondazione artificiale (escludendo i gemelli). La rivista scientifica Fertility and sterility ha confermato che i nati in provetta hanno il 37 per cento di possibilità in più di avere anomalie, come dimostrano i risultati della Nanjing Medical University. L’American Heart Association ha parlato poi dei problemi vascolari causati dalla fecondazione. Mentre già nel 2010 Pediatrics parlava di un più alto rischio di sviluppare tumori per i bambini nati da fecondazione. Persino il promotori della provetta ammettono questi rischi e le malformazione fetali più frequenti per i concepiti con Pma, ma chiaramente ovviano così: “Per tali motivazioni si consiglia di effettuare un’amniocentesi od una biopsia dei villi coriali a scopo diagnostico”, il cui fine principale, si sa, è l’aborto».

Fecondazione artificiale, aborto, eutanasia: c’è un legame?

... ma non basta neanche l’aborto, cari dottor Frankenstein che vi vantate di giocare con la vita e con la morte come foste Dio.

Infatti, nessuno dice che i figli della fecondazione artificiale oggi hanno al massimo 40 anni. Nessuno sa come invecchieranno Louise Brown e gli altri come lei, scampati all’aborto eugenetico e alla selezione eugenetica operata quando erano su un vetrino, sotto il microscopio.

Già, sono scampati all’aborto. Ma non c’è problema: in caso di difetti gravi, tardivi, c’è sempre l’eutanasia.

Francesca Romana Poleggi

 

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