02/06/2018

Fake news: dopo l’aborto la donna non soffre di depressione?

In rete girano articoli che sentenziano con susseguio che la depressione post aborto non esiste.

La fonte è un studio, pubblicato sulla rivista  JAMA Psychiatry, a cura  della dottoressa Julia Steinberg:  «Le donne hanno le stesse probabilità di soffrire di  depressione dopo un aborto rispetto a prima». 

La Steinberg e il suo team della School of Public Health dell’Università del Maryland hanno analizzato i dati medici delle donne danesi nate tra il 1980 e il 1994 per studiare  l’uso di antidepressivi associati all’aborto .

Ma hanno considerato un lasso di tempo da 1 a 5 anni dopo l’aborto il che è assolutamente insufficiete: la depressione e in genere i sintomi della sindrome post abortiva si manifestano molto spesso a lungo termine. Nei primi tempi gioca un ruolo decisivo l’effetto rimozione, spcie in quelle donne che sono convinte di aver fatto una scelta libera e necessaria.

Comunque, agli studi come questo che ideologicamente puntano a negare la verità sulle conseguenze sull’aborto, si contrappongono innumerevoli ricerche che invece li contraddicono.

Le conseguenze psichiche dell’aborto: su LifeNews

LifeNews, riassume in un articolo i principali studi che sostengono esattamente il contrario e che qui elenchiamo in breve:

  • il National Institute for Health and Welfare  ha rilevato che il tasso di suicidi tra le donne che avevano subito un aborto era tre volte superiore rispetto quello della generalità delle  donne e sei volte superiore rispetto alle donne che hanno partorito.
  • Il Journal of Pregnancy  ha rilevato un’incidenza maggiore di  disturbo da stress post-traumatico (PTSD) tra chi ha avuto un aborto. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università del Manitoba in Canada ha rilevato che le donne che hanno avuto un aborto hanno circa il quadruplo delle probabilità di abusare di droghe e alcol, rispetto a coloro che  hanno portato a termine la gravidanza. L’Istituto Elliot ha una lunga lista di studi simili condotti negli ultimi decenni che mostrano gravi rischi per la salute fisica e mentale associati all’aborto.
  • n meta-studio del British Journal of Psychology che riassume i dati di  22 studi pubblicati riguardanti 877.181 donne,  dimostra che l’aborto aumenta la probabilità di depressione, ansia, alcolismo, uso di droghe e suicidio.
  • La dottoressa Priscilla Coleman, docente di sviluppo umano e studi familiari presso la Bowling Green State University,  sul Journal of Psychiatric Research mostra un legame tra aborto e depressione. I problemi di salute mentale – in genere – per chi è ricorsa all’aborto  aumentano del 17% nelle donne che hanno abortito. Se invece si guardano i singoli disturbi psichici – dall’ansia alla depressione – il rischio sale anche al  145% .E questo studio dimostra che  l’aborto ha prodotto i suoi effetti deleteri indipendentemente  da altre eventuali  esperienze di vita traumatizzanti e stressanti.
  • Anche i ricercatori dell’Università di Otago in Nuova Zelanda hanno pubblicato sul  British Journal of Psychiatry e hanno evidenziato  un aumento del 30% del rischio di sviluppare problemi di salute mentale in chi ha abortito.

Abbiamo poi il materiale scientifico riportato sul nostro libretto “Per la salute delle donne

E per non appesantire questo post già abbastanza lungo, rimandiamo ad esso. Chi fosse interessato al libretto può richiederlo qui.

La spiegazione del prof. Noia

E infine abbiamo le parole di un uomo di scienza della levatura del prof. Noia: «Circa le conseguenze psicologiche dell’aborto, infine, bisognerebbe chiedersi come è possibile che tutta la dimensione simbiotica (il feto è addirittura medico della madre!), quando viene interrotta, possa non comportare conseguenze sul piano psicologico e fisico? Noi tutti soffriamo quando perdiamo una persona cara, fisicamente e psicologicamente: come è possibile che non si soffra quando si perde un figlio? Noi tutti sappiamo quanta solitudine del cuore abbiamo, quanta tristezza si verifica dopo un lutto. E perché la natura umana dovrebbe fare un distinguo in base ai centimetri e ai grammi del figlio che si perde? Infatti, la natura non fa questa distinzione: il tempo di elaborare la perdita di un embrione al 2° mese è sovrapponibile al tempo di elaborare la perdita di un uomo adulto». (Noia G et al – International Journal of Gynecology and Obstetrics, 2009, cit. in Noia G, Informare le donne è un dovere della Scienza e dello Stato, Quotidiano Sanità, Lettere al Direttore, 22 aprile 2018).

«Diventa, quindi, poco credibile affermare che la perdita di un figlio, qualunque siano le sue dimensioni, sia irrilevante per la salute della donna, soprattutto se questo evento non avviene naturalmente ma come una precisa scelta volontaria della madre verso il figlio. Affermare che, sulla base di studi datati e controversi, non ci siano problematiche sulla salute psicologica delle donne, dopo un aborto volontario, è quanto di più anti scientifico si possa dire. A tal proposito elenco alcuni recentissime pubblicazioni (delle 50 selezionate) che riconoscono questa problematica di forte impatto sulla salute mentale della donna:

  • Curley M e Johnston C, The characteristics and severity of psychological distress after abortion among università students, Journal of BehavioralHealth Services &Research, 2013, 40(3):279-293.
  • Olsson CA, et al., Social and emotional adjustment following early pregnancy in young Australian women: a comparison of those who terminate, miscarry, or complete pregnancy, J AdolescHealth, 2013, 54(6):698-703.
  • Sullins DP, Abortion, substance abuse and mentalhealth in early adulthood: Thirteen-year longitudinal evidence from the United States, 2016, SAGE Open Med 4:1-11.
  • Greg Pike, Abortion and women’s health An evidence-based review for medical professionals of the impact of abortion on women’sphysical and mental health, 2017, Centre for Bioethics and Culture – Australia, https://www.spuc.org.uk/~/media/Files/Abortion-and-Womens-Health_April-2017.ashx visitato il 7/5/2018)»

Un capitolo a parte, poi si dovrebbe aprire a proposito delle ripercussioni piscologiche che ha l’aborto sulle altre persone coinvolte: dal padre (si veda ad es. Vanni A, Lui e l’aborto. Viaggio nel cuore maschile, 2013, San Paolo), agli operatori sanitari che ne prendono parte (si veda ad es. Rachel M Mac Nair, Perpetration-Induced Traumatic Stress: The Psychological Consequences of Killing – Psychological Dimensions to War and Peace, 2002, Preager)».

Se non basta ci torneremo sopra e vi parleremo delle conclusioni di chi – come la dottoressa Baccaglini –  lavora da anni per curare le donne che soffrono della sindrome post aborto.

Infine, i più recenti studi finlandesi (2014 e 2016, quest’ultimo su An International Journal of Obstetrics and Gynaecology) e danesi (2012, European Journal of Public Health), basati su registri nazionali, mostrano che l’aborto (legale, in queste ipotesi) è associato a maggiore mortalità per cause indirette e che portare a termine la gravidanza ha un effetto protettivo rispetto ad alcuni fattori di mortalità (ad esempio rispetto al rischio di suicidio).

Redazione

 

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