27/09/2018

Eutanasia per minori in Canada: è quasi fatta

L’eutanasia, che la neolingua ha chiamato “aiuto medico a morire”, MAID, Medical Aid In Death, è stata introdotta in Canada nel giugno 2016.

Aperto uno spiraglio, la morte si è fatta strada prepotentemente e dilaga.

A due anni di distanza, il Canada sta seguendo l’esempio del Belgio: l’eutanasia si applicherà anche ai minorenni (cioè ai bambini capaci di intendere. Quelli molto piccoli, ça va sans dire, vengono fatti fuori “nel loro miglior interesse” anche dove l’eutanasia in senso stretto non è legale, vedi Charlie e Alfie in Inghilterra, figuriamoci in Canada. Scrivevamo qui che l’eutanasia dei bambini e delle persone non in grado di intendere avviene “alla faccia dell’autodeterminazione”).

Nel Journal of Medical Ethics è stato pubblicato un articolo a  sostegno dell’eutanasia dei bambini che sono in grado di intendere e volere, basato sui seguenti principi:

1 – Esiste il diritto di vivere, ma non il dovere di vivere. Questo vale per gli adulti che con l’eutanasia “curano” le loro sofferenze (e nell’articolo si continua a confondere scientemente l’eutanasia con le cure palliative): perché negare queste “cure” a bambini e ragazzi?

2 – Le “cure” non vanno negate a nessuno, appunto: i medici dovrebbero essere proattivi nel suggerire l’eutanasia a bambini e ragazzi, perché hanno l’obbligo di informare i pazienti delle loro opzioni sanitarie.

Per realizzare questo progetto in tutto il Canada bisognerebbe comunque modificare la legge sulla capacità di agire, perché ovviamente i minorenni non sono in grado di firmare contratti neanche in Canada (ma saerbbero “capaci”, invece, di decidere della loro vita e della loro morte!).

Quanto ai genitori che – metti caso – volessero tentare le cure (vere) del figlio minore fino alla fine, l’articolo dice che se un giovane è in grado di prendere  decisioni a proposito della sua salute, non c’è motivo per cui i genitori debbano essere informati. Una questione di privacy, insomma.

Permettere l’eutanasia infantile è comunque una questione  estremamente controversa, quindi è necessario ridurre lo stigma sociale con campagna propagandistica adeguata.

Quindi, riassumendo:

  • si introduce l’eutanasia (sotto forma di suicidio assistito e/o di Dat, testamento biologico) facendo leva sulla necessità di garantire l’autodeterminazione;
  • ben presto si elargisce generosamente e a piene mani la “bella” morte anche a chi non può esprimere la propria determinazione;
  • poi si estende anche ai minorenni.

Il penultimo step è quello di fornirla a tutti quelli che la chiedono, anche a chi non sta male (e già nel nord Europa ci siamo arrivati).

L’ultimo passo sarà renderla obbligatoria per chi ingombra con la sua anzianità, il suo handicap, la sua malattia... per tutti quelli, insomma, cui chi ha il potere decide debbano togliersi di mezzo? Non ce ne sarà bisogno: se la morte è un “bel regalo”, nel tuo miglior interesse, ti pare che ti puoi permettere di rifiutarlo?

Francesca Romana Poleggi

Fonte: Bioedge

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