29/11/2018

Eugenetica: nuovo test per misurare l’intelligenza degli embrioni

Nuovo annuncio dal mondo dell’ingegneria genetica: arriva un nuovo test per “prevedere” (non si sa con quanta approssimazione, ma ai fini etici è irrilevante), in base all’interazione tra vari fattori genetici, il grado di intelligenza di un embrione. La società americana Genomic Prediction (il nome è già un programma), afferma di aver sviluppato test genetici in grado di valutare tratti complessi, tra cui, novità assoluta, la predisposizione al ritardo mentale. I test non sono ancora stati utilizzati, ma la società avrebbe avviato dei colloqui con diverse cliniche di fecondazione artificiale allo scopo di presentarli ai clienti. A quanto pare si tratta di un esame che permette di individuare, con un’alta probabilità, quei caratteri genetici che predispongono allo sviluppo di un QI inferiore alla media.

La Genomic Prediction dichiara che lo screening sarà mirato esclusivamente a individuare i casi di “disabilità mentale”, ma il co-fondatore Stephen Hsu osserva che la tecnica potrebbe essere utilizzata, in senso opposto, per identificare gli embrioni con la probabilità di avere un QI alto. «Penso che la gente lo richieda», ha detto, con una precisazione importante: «Se non lo facciamo, lo farà un’altra compagnia». Dal canto suo, Simon Fishel, presidente delle cliniche del Care Fertility Group, nel Regno Unito, ha definito i test «una potenziale rivoluzione» e dice di non vedere alcuna ragione per cui si tratterebbe di un piano che inclina verso la progettazione dei bambini: «La disabilità cognitiva è un problema di salute, non stiamo parlando della necessità di creare persone più intelligenti nella società», ha detto Fischel.

Ci sono poi, ovviamente, le voci contrarie, come Lynn Murray, portavoce di Do not Screen Us Out, che ha dichiarato al New Scientist: «Se consideriamo l’inclusione e la diversità come una misura del progresso sociale, le proposte di screening del QI non sono etiche».Qualcuno, almeno, si oppone, verrebbe da dire… Peccato che lo faccia con argomenti sbagliati, e anche di grosso.

Innanzitutto perché non sono “l’inclusione e la diversità” i motivi che ostano all’eticità dell’eugenetica, bensì il fatto che nessun essere umano può impadronirsi di un altro al punto di “crearlo” a sua immagine e somiglianza. O anche solo a sua voglia.
In secondo luogo perché la stella polare dell’agire pratico è appunto l’etica, che si fonda sulla natura umana e non è data da alcuno spettro di “progresso sociale”, altrimenti avrebbero ragione le dottrine utilitaristiche e faremmo bene a fare pulizia genetica e sanitaria in lungo e in largo.

Ad ogni modo avanziamo a grandi falcate verso la costruzione di quella efficientissima «razza di geni» dove non c’è posto per i «deboli di mente». Parole di Adolf Hitler? No, è Margaret Sanger, la fondatrice di Planned Parenthood.

Vincenzo Gubitosi

Fonti: BioedgeSPUC

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