27/01/2021 di Luca Marcolivio

ESCLUSIVO – Lavinia Mennuni (Roma Capitale): «Il mio ordine del giorno per ridurre gli aborti»

A Roma, l’assemblea capitolina sta per votare l’ultimo bilancio dell’amministrazione Raggi. La speranza del centrodestra è di poter far approvare un ordine del giorno comprensivo di una serie provvedimenti per la famiglia e per la vita nascente. Tra gli altri: attivazione di sussidi per le “maternità difficili” e per le donne che meditano di abortire; ripristino dell’assessorato alla Famiglia; finanziamenti ai Centri di Aiuto alla Vita; campagne informative a tutela della maternità. Parallelamente, è stata protocollata una mozione analoga, che impegna la giunta e il sindaco a mettere in campo interventi economici straordinari per le maternità difficili. Non sarà semplice convincere il M5S e i gruppi consiliari di sinistra ad appoggiare questi provvedimenti, tuttavia, come spiega a Pro Vita & Famiglia la consigliera proponente Lavinia Mennuni (FdI), l’obiettivo è anche quello di riportare al centro dell’attenzione temi e programmi che potrebbero diventare politiche concrete nel caso in cui, alla fine della prossima primavera, fosse eletto un sindaco di centrodestra.

 

Onorevole Mennuni, quali sono lo spirito e lo scopo dei suoi due provvedimenti?

«Si tratta di due testi simili. L’ordine del giorno è collegato al bilancio di Roma Capitale, che si vota in questi giorni in consiglio comunale. Lo scopo è quello di sostenere la maternità e, in particolare, le “maternità difficili” attraverso interventi economici, visto che la maggior parte delle interruzioni di gravidanza avvengono appunto per difficoltà economiche delle madri o delle famiglie. Quindi, abbiamo pensato a un sostegno ai centri di aiuto alla vita, strutture rilevantissime, perché capillarmente distribuite nelle zone più periferiche della città. Poi c’è un altro punto, che però vedo più come un punto programmatico per una possibile futura amministrazione di centrodestra: l’istituzione di un assessorato alla Famiglia. Abbiamo presentato queste proposte, sperando di riuscire a stimolare al massimo la collaborazione, in virtù del principio di sussidiarietà, tra l’amministrazione e le associazioni che si occupano del sostegno alla vita e alla famiglia. Il bilancio non riguarda solo la giunta Raggi: tra circa quattro mesi si vota, quindi coinvolgerà una possibile nuova amministrazione, che, ovviamente, io mi auguro possa essere di centrodestra. Speriamo quindi di poter individuare un buon candidato sindaco che, in caso di vittoria, possa dare sviluppo a quello che verrà votato in questi giorni».

Solitamente PD e M5S sono piuttosto ostili alle proposte a favore della famiglia e della natalità. Ritiene ci sia comunque possibilità che accolgano il suo ordine del giorno e la sua mozione?

«Non le nascondo che non nutro particolari speranze, visto che in tutta questa consiliatura, la maggioranza pentastellata in Campidoglio è sempre andata in una direzione opposta a quella che da sempre noi sosteniamo, ovvero la tutela della vita sin dal concepimento. Al di là di questo, faremo tutto il possibile per allargare al massimo la platea dei consiglieri che vorranno sottoscrivere e quindi anche votare i due provvedimenti».

Quali sono, a suo avviso, i migliori argomenti per ottenere un consenso trasversale per le sue proposte?

«Sicuramente uno degli argomenti più importanti sta nel fatto che non soltanto il nascituro ma anche la donna è messa al centro di tutta questa nostra campagna. Spesso le donne che vivono un’interruzione di gravidanza, vanno incontro a un grave e profondo trauma, che le segna tutta la vita. Sono stata delegata per le pari opportunità in Campidoglio per cinque anni (2008-2013), sono sempre stata pro life e ho sempre ribadito che, a mio modo di vedere, l’aborto è una delle più gravi forme di violenza che una donna può autoinfliggersi. In questo ruolo, mi sono occupata anche di disabilità: chi è più debole di un nascituro che non può imporre nulla a chi vuole impedirgli di nascere? Per cui vorrei cercare di ragionare e riflettere con le colleghe e con i colleghi sull’importanza di questo argomento. Spero di riuscire a fare breccia anche in quella parte dell’assemblea capitolina che si riconosce come “femminista”. In definitiva, voglio sperare che il provvedimento sarà approvato ma, anche laddove questo non avvenisse, mi sento di poter dire che costituirà per noi una sorta di programma di ciò che vorremmo attuare, se ce ne sarà la possibilità nel futuro prossimo».

Più che un punto d’arrivo, dunque, un punto di partenza?

«Per quanto mi riguarda, sarà più che altro come riallacciare un filo che si era interrotto con l’ultima amministrazione capitolina di centrodestra. Penso a un’iniziativa come la Festa della Famiglia e la Festa della Vita, all’assessorato alla Famiglia e alla Scuola o al quoziente familiare. Durante la Festa della Famiglia – che normalmente svolgevamo al Bioparco assieme a 200 famiglie individuate tra le più bisognose – mettevamo a disposizione delle famiglie numerose una serie di risorse: tessere Atac, tessere ACI, casse di frutta e verdura. C’era anche un premio economico per le famiglie numerose (la più numerosa che incontrammo aveva dodici figli). Sarebbe molto importante riprendere politiche che vadano nella direzione di tutelare la vita e la famiglia in un momento di crisi valoriale ed economica molto profonda. Ogni volta che accendiamo la TV (lo dico da madre di tre figli, la più piccola dei quali ha sei anni), è facile imbattersi in programmi che, alle quattro del pomeriggio, mostrano bambini con due papà o due mamme: è chiaro che tutto questo va a destrutturare in profondità, nella mente dei ragazzi, quella che è la naturale istituzione familiare. Quindi, il lavoro da fare è veramente tanto. Durante i cinque anni di amministrazione di centrodestra a Roma, riuscimmo a tenere fuori il gender dalle scuole, poi, successivamente, con l’amministrazione Marino, quest’ideologia fu portata persino alle materne. Tutto questo non appartiene, né apparterrà mai ai nostri programmi».

 

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