08/04/2022 di Giuliano Guzzo

Documento Onu smaschera gli aborti nel mondo e smentisce le “difficoltà” ad abortire

Quanti aborti vengono effettuati ogni anno? Solitamente, per rispondere a questo tipo domanda, da anni, si consultano i dati Worldometer, che, catturati dallo strumento di archiviazione internet The Wayback Machine, hanno conteggiato per lo scorso anno, il 2021, ben 42,6 milioni di aborti in tutto il mondo. Un numero immenso, ovviamente, davanti al quale è impossibile restare indifferenti. Ecco, ma se fosse una sottostima? Se i bambini eliminati prima della nascita fossero parecchi di più?

Alimenta – e purtroppo conferma - questo tremendo scenario il rapporto su Lo stato della popolazione nel mondo 2022 del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa) che quest'anno è interamente dedicato al tema: «Vedere l'invisibile: intervenire nella crisi trascurata delle gravidanze indesiderate». Ebbene, consultando questo documento si apprende come, nel mondo, ogni anno 121 milioni di gravidanze sarebbero indesiderate e si stima che il 61% di esse finisca con un aborto.

Ora, per quanto siano solo due numeri, quelli poc’anzi riportati, essi descrivono uno scenario che è difficile non qualificare come sconvolgente. Anzitutto perché, se la matematica non è un’opinione, i dati Unfpa dicono che ogni anno, nel mondo, si verificano non meno di 70 milioni di aborti (73,8 per l’esattezza), senza contare gli aborti volontari che arrivano non per una gravidanza indesiderato e quelli clandestini, altri milioni praticamente che sfuggono al conteggio già tragico dei dati Unfpa.

In secondo luogo, tornando ai dati Unfpa, non si può non rilevare come, se il 39% delle gravidanze indesiderate poi non termina con un aborto, ciò non può essere ascritto – diversamente da come fanno certi ambienti, che prendono sempre la palla al balzo per incoraggiare svolte normative abortiste – alla sola assenza di possibilità di abortire o ai troppi obiettori di coscienza.

Al contrario, quel 39% sta a significare che milioni di donne intenzionate ad abortire poi, fortunatamente, cambiano idea. Ciò è coerente con altre rilevazioni – si pensi a quanto pubblicava ancora nel 2005 la rivista Perspectives on Sexual and Reproductive Health – secondo le quali la percentuale delle donne che abortiscono, per esempio, a causa di uno stupro è minima e si aggira sull’1%. Vuol dire che la grandissima parte degli aborti hanno alle spalle altre motivazioni, di carattere economico o sociale che non possono, ma debbono essere affrontate e possibilmente risolte.

Inoltre, contrariamente a quanto dicono gli stessi autori del Report – ovvero che c’è bisogno di un maggiore accesso all’aborto – i dati riportati fanno emergere esattamente l’opposto: se ben il 61% delle gravidanze indesiderate finiscono con l’aborto e se ipotizziamo, come è realistico, che tra il restante 39% molte donne cambiano idea e decidono di accogliere la vita, questo significa che la percentuale di donne che vuole abortire ma poi non riesce a farlo è veramente piccola. Dunque la narrativa pro-abortista di un difficile accesso all’aborto per le donne viene smontata dalle stesse Nazioni Unite con questo documento.

Ecco che allora, evidentemente senza volerlo fare, dalle statistiche – per quanto frutto di stime – che giungono dalle Nazioni Unite, arrivano due notizie. La prima, come si è già detto, riguarda gli effettivi aborti nel mondo, che sono oltre 70 milioni ogni anno e riferibili, per lo più, ai soli interventi chirurgici; la seconda, è che ci sono milioni di donne in tutto il pianeta che già oggi, pur avendone la possibilità, scelgono di non abortire. E che vanno proprio per questo sostenute, in modo che anche le donne che guardano all’opzione abortiva siano messe al corrente che sì, esiste un’alternativa alla perdita del loro bambino. E si tratta dell’alternativa più bella del mondo: quella della vita.

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