11/08/2013

DL Femminicidio: Il Governo continua a prendere in giro gli italiani

Con grande tripudio e orgoglio ufficiali il governicchio ha emanato il decreto legge sul cosiddetto “femminicidio”, premiando così ancora una volta la retorica del politicamente corretto e del conformismo, mentre restano insoluti, anche perché insolubili (con questo governo e finché non si esca dalla trappola UE), i problemi con cui gli italiani devono scontrarsi quotidianamente e che si riassumono in una parola molto semplice: sopravvivere.

Per qualche giorno tutto resterà nel limbo dei giorni ferragostani; poi, quando riempire i piatti a pranzo e a cena, pagare l’affitto o il mutuo, pagare le bollette, sarà sempre più problematico, la famiglia media italiana potrà consolarsi sapendo di avere norme “avanzatissime” contro il “femminicidio”, in attesa delle norme sull’omofobia, sul matrimonio tra omosessuali, mentre la ministra Kyenge continuerà a sproloquiare di integrazioni, multiculturalità, ius soli. Sembra davvero che il governo Letta-Bonino viva su un altro pianeta e l’impressione è confermata quando il cosiddetto Capo del cosiddetto Governo parla di “ripresa” mentre la disoccupazione avanza.

Ma veniamo al recente decreto legge, che interviene con fermezza e determinazione su un fenomeno che ha una prima interessante caratteristica: non esiste. Del resto, sarebbe molto più impegnativo affrontare la realtà. Meglio costruire una realtà, imporla con furia mediatica, creare il clima isterico e poi potersi pavoneggiare. Compito del governo Letta-Bonino è palesemente quello di portare a termine la demolizione iniziata dal mediocre Loden e per lavorare con calma è ottima cosa avere intanto falsi obiettivi su cui indirizzare l’opinione pubblica.

Il femminicidio non esiste, a parte lo strazio dell’italiano, e per convincersene basta leggere le statistiche del Ministero dell’Interno, che ci dicono che su tre omicidi, in due casi la vittima è di sesso maschile. Al più, se “emergenza” esiste, dovrebbe essere quella del “maschicidio”, tanto per continuare a straziare l’italiano. È anche curioso che, mentre il bigottismo dominante vuole che si eliminino le differenze tra sessi, anzi, che si eliminino i sessi stessi, in nome della libertà di scegliere, magari quotidianamente, il sesso, pardon, il genere, in questo caso si scopra che esistono i maschi e le femmine.

Sarebbe anche interessante notare che il reato di omicidio è, grazie al Cielo, in calo, ma tutto ciò non ha alcuna importanza. Le cifre vengono sempre date o parzialmente (nel primo semestre 2013 sono state uccise 65 donne, il che è molto brutto: ma su quanti omicidi in totale?), oppure basta inventare. Quando i radicali e i vari loro reggicoda si scatenarono per legittimare l’uccisione dei bambini nel ventre materno, vennero diffuse cifre tali per cui le donne morte per aborto clandestino sarebbero state addirittura di più delle donne in età feconda. Eccezionale.

Sarebbe anche il caso di notare che esiste già una normativa penale che punisce i reati di omicidio, lesioni, maltrattamenti, molestie, eccetera e quindi col cosiddetto “femminicidio” non si fa che creare una categoria che, chissà perché, deve essere tutelata più delle altre. È un percorso non dissimile da quello che si vuole seguire con la proposta di legge contro un’altra delle idiozie imperanti, la cosiddetta “omofobia”. Alla faccia dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, si abbraccia il famoso principio della “Fattoria degli animali”, per cui “la legge è uguale per tutti, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Se seguiamo questa logica, perché non emanare leggi speciali a tutela degli obesi, spesso presi in giro per il loro aspetto fisico, dei nani, dei claudicanti, dei vegetariani, dei becchini, spesso vittime della superstizione che vuole che portino sfortuna, degli albini, dei diabetici…? e potremmo andare avanti a lungo.

C’è in particolare una norma contenuta del decreto legge che non ha alcuna spiegazione, se non la demagogia, e che avrà come effetto quello di realizzare un’ingiustizia. Ci riferiamo all’assistenza legale gratuita garantita alle vittime di maltrattamenti in ambito familiare o di molestie, indipendentemente dal reddito. Ma se la vittima ha disponibilità economiche che le consentano di pagarsi una tutela legale, perché mai la devono pagare i contribuenti? E questa stessa facilitazione perché non devono invocarla anche i commercianti che spesso subiscono rapine? O le vecchiette che sono spesso vittime degli scippatori? E anche qui potremmo andare avanti, non senza notare però che resta una norma di sfacciata demagogia anche per un banale motivo: la vittima non ha necessariamente bisogno di un legale per sporgere denuncia contro l’aggressore. Ne avrà bisogno al più, se si costituisce parte civile nel procedimento penale.

La garanzia dell’anonimato per i terzi che denunceranno comportamenti violenti in ambito familiare potrà invece portare a una valanga di denunce per vendicarsi del vicino di casa che ha il cane che infastidisce, o col quale si litiga sempre all’assemblea condominiale. E che dire dell’obbligo dell’arresto in flagranza per i maltrattamenti? Immaginiamo la scena. I coniugi A e B se le stanno dando di santa ragione, i vicini, udendo grida e botte, chiamano la polizia, e poi che fanno? Chiedono ai coniugi A e B di continuare il pestaggio per garantire la flagranza? Già, perché se gli agenti arriveranno a botte concluse, cosa faranno? Verrà riesumato quello strazio del diritto che è la “flagranza differita”?

Naturalmente il decreto legge potrà essere oggetto di variazioni in sede di conversione in legge. Vedremo, resta il vizio di fondo di emanare norme inutili su obiettivi inventati.

Ci sono però due considerazioni da fare.

Anzitutto, è ridicolo e illusorio credere (o meglio, far finta di credere) che si possa estirpare la violenza con norme di particolare severità, quando non solo manca la certezza della pena (salvo che per miracolo la nostra magistratura si metta a funzionare in virtù di questo decreto legge), ma soprattutto si vive in una Società totalmente immersa nell’immoralità, alla quale all’improvviso si vuole imporre la moralità con la minaccia di gravi pene. Ci si dimentica che, mentre si gioca sulle cifre delle donne uccise, violentate, maltrattate, circa sei milioni di italiani sono stati uccisi, a spese dello Stato e in piena legittimità, con la legge sull’aborto. Ci si dimentica che si parla con naturalezza di legalizzare l’eutanasia, ossia di sbarazzarsi, uccidendoli, di vecchi e malati. Una Società malata di violenza col placet dello Stato, cosa può produrre, se non altra violenza?

Inoltre non scordiamoci che da troppi anni ormai la nostra Società è ampiamente infestata dalla presenza musulmana. In questa sub-cultura la donna è poco più che un oggetto di riproduzione e comunque è tenuta in nessun conto, tant’è che i “saggi” della famosa Università Al-Azhar del Cairo decretarono , pochi anni fa, che il marito poteva legittimamente picchiare la moglie se ciò era fatto “per educarla”. Non possiamo pensare che il governicchio Letta-Bonino si illuda di frenare una antica educazione alla violenza e allo spregio dei diritti umani con un decreto legge.

Perché, infine, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri questo decreto legge? Certo, per demagogia, certo, per dare l’impressione di “fare qualcosa”. Ma, al di là della potenza formidabile dei mezzi di comunicazione, che più che influenzare l’opinione pubblica, la creano, è un dato di fatto che gli italiani devono fare quotidianamente i conti con una realtà sempre più drammatica, fatta di disoccupazione, cassa integrazione, precarietà permanente, impoverimento progressivo. Viene spontanea la domanda che più volte ci siamo posti: fino a quando potrà durare la pazienza degli italiani di fronte a una politica che non sa affrontare in modo efficace nessuno dei drammatici problemi quotidiani, ma che si balocca con femminicidio, omofobia, sacri diritti degli immigrati clandestini, ius soli, integrazione, e così via?

Quando, finalmente, si lavorerà per ridare agli italiani il diritto di vivere liberi in un Paese libero, di poter sperare nel futuro, di poter lavorare, di poter condurre quell’esistenza dignitosa che la politica dovrebbe garantire ai cittadini?

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.